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PULIERO: “VERONA, BASTA BALLARE, COSÌ AFFONDI”

Lo storico radiocronista: "Campagna acquisti errata, servono interventi a gennaio. Mandorlini fuori discussione"

Matteo Fontana

Roberto Puliero è la voce storica del Verona. Fino al 2013 è stato il radiocronista delle partite dei gialloblù, il cantore degli anni d’oro dello scudetto e dell’Europa, come pure di quelli della decadenza, fino alla caduta in C1. Regista ed attore teatrale, uomo di profonda cultura, risponde al telefono per commentare la situazione dell’Hellas, in crisi di gioco e di risultati. La sua disamina è secca: “Il Verona è come il Titanic. Qualcuno non si vuole accorgere che la nave sta affondando. Bisogna smettere di ballare e porre rimedio a questa situazione”.

 

In che modo?

“Rendendosi conto del pericolo che c’è. Invece ci tocca sentire dichiarazioni inconsistenti, inviti all’ottimismo e allo stare uniti. Verona, il Verona, i veronesi, sono sempre stati uniti, anche quando la squadra era in fondo alla classifica in C. Soprattutto, va fatto un esame di coscienza e capire che cosa è stato sbagliato”.

 

La sua opinione in merito qual è?

“Che sono stati commessi molti errori. Intanto, sull’allestimento dell’organico. C’erano dei problemi in difesa, visti i tanti gol subiti nelle precedenti stagioni, e non sono stati compiuti interventi adeguati per correggere queste carenze. Ho il massimo rispetto per Rafa Marquez per il campione che fu, ma ora non solo non giova al Verona, ma si macchia di svarioni sciagurati. Il terzino Souprayen non è certo Gigi De Agostini, eppure pare insostituibile”.

 

Cos’altro non la convince?

“Non voglio fare conti economici, ma mi ha lasciato di stucco la scelta di far firmare a Pazzini, che pure è un ottimo giocatore, un contratto quinquennale. Si dice che dovrebbe essere il futuro del Verona, ma l’anagrafe non è morbida nemmeno con lui. Inoltre, come punta, non ha nulla a che vedere con Luca Toni, l’uomo che ha salvato la squadra in questi anni e che ora non c'è. Ma si sarebbe dovuta tenere in considerazione l'ipotesi che incappasse in un infortunio”.

 

Proprio la mancanza di Toni è pesantissima…

“Già, e la mia paura è che, una volta rientrato, non sia più il semidio che è stato finora in gialloblù, ma che l’infortunio lo abbia reso un comune mortale come tutti noi. Sarebbe un grosso guaio, perché il gioco del Verona si regge su di lui”.

 

Andrea Mandorlini è l’uomo giusto per tirare fuori l’Hellas da questi problemi?

“Non deve essere messo in discussione: credo sia l’unico in grado di pilotare l’imbarcazione su un’altra rotta. Altrimenti il rischio di andare contro gli scogli sarà elevatissimo”.

 

Come può reagire il Verona?

“Agendo sul mercato a gennaio: questa è la via più immediata a cui penso. Ricordo il caso del Venezia, nel 1999: prese in inverno Recoba e conquistò la salvezza. A questo Hellas mancano un difensore che dia solidità al reparto arretrato e un esterno che permetta di innescare l’attacco. Quel che si vede ora è insufficiente e, detto con franchezza, di squadre più modeste, al momento, non ne vedo certo in un numero tale da consentire al Verona di rimanere in Serie A”.

 

 

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