Sventola controvento la bandiera del sentimento. Controcorrente, contro chi lo vorrebbe inabissare con una palla al piede, contro la memoria corta, contro i processi sommari e improvvisati plotoni d’esecuzione.
gazzanet
Salvate il soldato Pawel
Sì, l’ha fatta davvero tanto grossa Pawel Dawidowicz, una scempiaggine bella e buona, da 3 in pagella (cosa che puntualmente è avvenuta), che ci è costata la partita col Torino al pari di una difesa, dalla coperta corta, da mettere in bolla al più presto prima che provochi guai seri (ma qui ci deve metter mano Zanetti). Non sappiamo come potesse solo pensare di farla franca sotto gli occhi del Grande Fratello, ha fatto una colossale stupidaggine, però adesso anche basta: salvate il soldato Pawel, perdio! D’accordo che ai piedi ha laterizi che paiono rubati all’edilizia, d’accordo che ciondola sui trampoli, d’accordo i bulloni e i chiodi roventi sotto le scarpe con addosso la tuta blu della metalmeccanica prestata a pallone, ma in quanto a cuore il fante polacco della Prussia Orientale ne ha da vendere. Forse anche troppo.
È qui dal 2018 e, al pari di Faraoni, è l’unico reduce della risalita in serie A, della notte col Cittadella per intenderci. Di pane duro ne ha masticato almeno quanto il fango, ha dato tanto al Verona, e anche di più. Tre anni anni fa, qualora qualcuno se lo fosse scordato, a Venezia contribuì a quella memorabile e mirabolante rimonta giocando gli ultimi venti minuti con un ginocchio rotto. Stoico come uno dei fanti immolatisi sul fronte della Somme, in un calcio che lo stoicismo e l’eroismo non sa più manco dove siano.
A questa maglia è legatissimo, i colori gialloblù ce li ha stampati nell’anima ormai e, in fondo, se ancora ci chiediamo dove cavolo andasse sulla fascia Caverzan, quelli un po’ così a noi piacciono anche. All’alba degli anni Ottanta sognavamo di vedere uno come Rudy Krol con la maglia del Verona, e invece la realtà era che avevamo Franco Ipsaro Passione. Ecco, Pawel è un po’ Ipsaro, e altrettanta Passione. Piedi ruvidi e ineducati, e tanto cuore. Quella roba lì, insomma, che una volta veniva su dalla Sicilia e oggi, in tempi di globalizzazione, Schengen, Legge Bosman e via di roba del genere, arriva dalla Polonia e da altre steppe dell’Est.
E dai, chiudiamolo in carota e bastone sto Processo Dawidowicz: siccome di legnate col bastone in questi giorni gliene abbiamo date abbastanza, lanciamo un appello alla clemenza della Corte e quindi a una sentenza che sancisca sia ora tempo di carota. Lavori calcisticamente utili. E per diverse ragioni: la prima è che al mondo esiste la riconoscenza, la seconda è che esiste pure il perdono, la terza è che siamo il Verona, e i Dawidowicz li abbiamo, ce li teniamo noi e gli vogliamo pure bene. E allora coraggio, salvatelo il soldato Pawel!
© RIPRODUZIONE RISERVATA