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SEAN, SICURO CHE VERONA NON SIA MEGLIO DI MILANO?

Le scelte del ds gialloblù tra Hellas e Milan

Redazione Hellas1903

 

Un film intrigante, vecchio di un decennio e più, era intitolato “Essere John Malkovich”. Ossia, vivere come uno degli attori più celebrati di quel tempo. Nello stesso periodo, posso confessarlo, mi chiedevo che cosa significasse essere come Adrian Mutu, il campionissimo di quel Verona. Era il 2001. Adesso, siamo nel 2013, e mi domando cosa significhi vivere come Sean Sogliano. Ossia, mi spiego, trovarsi tra la richiesta del Milan  (ma suvvia, non neghiamola) e la possibilità, che è una certezza contrattuale con scadenza 2015, di rimanere all’Hellas.

 

Dunque, facciamo chiarezza. Sean non ha ancora dato l’okay al passaggio al Milan. Detto questo, il corteggiamento del Diavolo lo solletica. E ci mancherebbe. Siamo franchi: si parla di un club tra  i più titolati al mondo, della squadra in cui ha giocato il babbo Riccardo. E Sogliano raccoglierebbe l’eredità di Ariedo Braida, in pratica lo “zio” più caro, in senso virtuale, di una vita trascorsa nel calcio.

 

Con franchezza, difficile dire di no. Beh, io che sono un sentimental-romantico, permettetemi di confidarlo, non riuscirei a rinunciare alla chiamata in soccorso di una donna. Barbara Berlusconi? Io la trovo irresistibile, lo confesso. Forte personalità, diretta ed eloquente ad un tempo. E lo dico io, che, chi mi conosce, sa bene quanto sia distante dalle posizione del padre e dalle sue affermazioni politiche. Cercatemi all’opposto e mi troverete.

 

Queste le battute che mi consento di proporre. Sean Sogliano, però, non indugi oltre. Il miracolo del Verona, al 70 percento, è merito suo. Sempre gliel’ho riconosciuto e sempre sarà così. Lui, che ricorda Billy Beane, il general manager degli Oakland Athetlic’s di baseball, il protagonista di Moneyball, interpretato da Brad Pitt: schietto, intuitivo, uno che mette spalle al muro chi non gli piace. Ha ammansito anche un cavallo selvaggio come Andrea Mandorlini, e l’Hellas ne ha tratto vantaggio. Ma se la sua scelta sarà diversa, avanti un altro. Sono un “non ambizioso” per definizione, quindi non mi azzarderò mai a dare consigli (sulla base di cosa poi?) al direttore sportivo dell’Hellas.

 

Sappia soltanto, e non dubito che sia così, che girare per Giannino non è come frequentare l’Osteria al Borgo o l’Alcova del Frate. Verona è dolce, Milano spietata.

 

Pensaci tu, Sean.

 

MATTEO FONTANA

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