Maurizio Setti è il nuovo
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Setti, i propositi e le ambizioni della nuova società
Il nuovo presidente parte per vincere subito. Con l'aiuto della piazza e dei suoi fidatissimi collaboratori, coi quali Mandorlini dovrà saper fare gioco di squadra
presidente e proprietario del Verona.
In molti, finché non hanno veduto, come Tommaso non hanno creduto o hanno
sbeffeggiato l’ipotesi tempo addietro. Difficile dar torto alla diffidenza,
dopo i chiari di luna passati, il denaro fasullo proposto al povero Piero Arvedi,
i tanti nomi accostati a succedere a Giovanni Martinelli. Che non è mai stato
uno dalle mezze misure: finché ha avuto denari da investire e salute è rimasto
ben saldo al comando. A lui va il primo pensiero. Scivolato all’ingresso in società sulla
vicenda fusione, si è poi concentrato solo sul Verona, mettendo in campo
risorse economiche ingenti e portando l’Hellas fuori dal baratro della serie C
e a disputare un fior di campionato da neopromossa. Uomo dai modi gentili e
schivi, in società ha diretto i lavori in tutto e per tutto da vero capitano. L’Hellas
deve molto a lui che ha lavorato al meglio nonostante gli mancasse l’esperienza
nel calcio professionistico.
Giovanni Martinelli, che resterà in società con il 20 per cento delle
quote, ha voluto fortemente che il suo successore fosse Maurizio Setti, trovando
in lui disponibilità finanziaria e chiarezza di intenti sul progetto Hellas. “Si
farà amare dai veronesi” ha detto ieri Martinelli di lui.
Setti si è presentato col cosiddetto basso profilo, sapendo bene che non
faceva il suo ingresso in un club qualunque, ma che ogni sua parola sarebbe
stata soppesata dalla gente del Verona. Che è tanta, appassionata fuori misura e
guardinga sul nuovo che arriva.
Ha fatto intendere i suoi proponimenti. Concetti chiari, e che, a
nostro avviso, lasciano ben sperare.
1) Setti ha i soldi per costruire una squadra e
un progetto a lungo termine (Gomez ed Hallfredsson non sarebbero altrimenti
stati dichiarati incedibili)
2) Setti punta, per il prossimo anno, alla
promozione. Non può dirlo sfacciatamente per non fare la parte del gradasso e
per non pestare subito qualcosa di sgradevole.
3) Vuole una società strutturata, con professionisti di massima fiducia, giovani,
preparati e rampanti (vedi Sogliano e Dibrogni)
4) Vuole un Verona che abbia peso specifico ben
maggiore dell’attuale in Lega e che abbia il suo giusto spazio nei media nazionali
5) Vuole costruire (vediamo se sarà la volta
buona) un settore giovanile che possa divenire il vero patrimonio della
società.
6) Investirà oculatamente, non tirandosi
indietro ma nemmeno facendo follie per i cosiddetti grandi nomi o, come va di
moda dire ultimamente, “top player”.
I punti di domanda
1) Sarà comunque la prima vera esperienza
da vero massimo dirigente, per Maurizio Setti, nel calcio che conta. Una vicepresidenza,
seppure al Bologna, non gli ha permesso di portare avanti le sue idee, per
questo ha lasciato i rossoblù. Questo non significa automaticamente che l’imprenditore
pagherà pegno per essere una matricola, nemmeno nel “palazzo”, dove una società
nuova, dinamica e giovane, potrebbe essere anche ben vista e rispettata (se
saprà farsi rispettare).
2) Il
legame con la piazza. Setti dovrà
essere bravo a stringere un patto coi tifosi: io voglio portare in alto il Verona,
voi facilitatemi il cammino. Come ogni presidente di calcio di una società
passionale dovrà aspettarsi elogi e critiche, fiducia e scetticismo, magari anche
solo perché non è di Verona e non è nato con la sciarpa gialloblù al collo. Ma
se arriveranno i risultati e la fiducia conoscerà anche un entusiasmo senza
eguali.
3) L’allenatore. L’impressione (personale) è che se il Verona
non avesse un tecnico, Mandorlini non comparirebbe tra le prime scelte di Setti.
Non ci sono motivi personali (i due non si conoscono) e neppure strettamente
tecnici (Setti ha anzi detto che gli piace molto il modo con cui fa giocare la
squadra). Sono altri i fattori sui quali i due dovranno trovare un punto d’incontro.
Anzitutto il nuovo patron non permetterà mai
che Mandorlini chiuda fuori dalla porta direttori sportivi o altri
collaboratori. Men che meno il suo uomo ombra e braccio esecutivo, Sean
Sogliano, il cui solo sguardo lascia intendere di che pasta sia fatto. Il
tecnico dovrà confrontarsi continuamente con gli altri. In secondo luogo non
saranno accettate frasi provocatorie o canzoncine contro gli avversari, o altre
situazioni imbarazzanti da gestire con la stampa locale e nazionale. Insomma
Setti, all’inizio della sua avventura, non vuole nemmeno prendere in
considerazione l’idea di doversi preoccupare per questo genere di
atteggiamenti. In caso contrario le strade di Mandorlini e dell’Hellas saranno
destinate a separarsi.
Starà dunque all’intelligenza e al buonsenso di
entrambi trovare una quadra. Mandorlini sarà alla guida tecnica con le sue indiscusse
capacità, ma non dovrà avere sbavature in seno alla società e fuori dal campo,
tra l’altro assolutamente inutili quando non dannose. Avrà da Setti la piena
fiducia iniziale e una squadra più competitiva di quella dello scorso anno,
visti i primi nomi in entrata. Il patto Setti-Mandolini conviene, ora come ora,
ad entrambi.
Quello che conta è comunque che, alla fine,
convenga all’Hellas Verona e alla sua gente.
Andrea Spiazzi
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