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TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL’HELLAS (E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE), NONA PARTE

Il "romanzo" degli anni bui dell'Hellas: dalla costruzione della squadra per la B alla promozione sfiorata in A

Redazione Hellas1903

Il primo caso riguarda Emil Hallfredsson. Il Verona lo deve riscattare dalla Reggina, se vuole tenerselo. L’islandese è stato uno dei protagonisti della promozione, un intoccabile. Ma Giovanni Martinelli non ci pensa proprio a pagare i 300mila euro necessari per rilevarne il cartellino. Una spesa eccessiva per lui. La percentuale di conferma di Halfredsson è ai minimi storici quando Bruno Venturi, amico del presidente e imprenditore vicino alle cose dell’Hellas, presta la garanzia necessaria per chiudere l’operazione ed assicurarsi il giocatore. Martinelli, però, manifesta continui segnali che rendono implicitamente il senso di un disimpegno. Cerca acquirenti, soprattutto, e il suo primo contatto è Stefano Bergamelli. Uomo legatissimo a Enrico Preziosi, titolare di un’azienda immobiliare ed edile della Bergamasca, Martinelli l’ha conosciuto quando sono stati prelevati dal Pergocrema Le Noci e Ferrari. Bergamelli aveva appena lasciato la proprietà della società lombarda, ma aveva ancora “in gestione” i contratti dei due attaccanti. Da quel momento è nata una sintonia che, nei primi giorni d’estate del 2011, si fa sempre più forte. C’è anche una riunione con Martinelli, il figlio Mirko, Bergamelli e Mandorlini, per pianificare il mercato. Mandorlini chiede subito la testa di Mauro Gibellini, che non vuole come diesse. Quella posizione, tra l’altro, se la vorrebbe prendere proprio Martinelli, che va da Preziosi a discutere degli stipendi di due giovani che il Verona sta per prendere, Tachtsidis e Doninelli. E di fronte al Gibo, in un incontro con degli agenti, il presidente dice: “Posso farlo benissimo anch’io il direttore sportivo”. Ma tutte le architetture per trasferire in altre mani delle quote dell’Hellas crollano, Bergamelli non fa mai il passo decisivo, e quando si parla del possibile ingresso di Giampietro Magnani, socio della grande ditta di software bancario Cad.it, arriva un comunicato di smentita. Martinelli se la prende con Siciliano e Gibellini, colpevoli, a suo parere, di rendere noti alla stampa i contatti che ci sono per vendere il Verona, e quindi di affondarli a causa della perdita di riservatezza. Ma poco dopo la metà di luglio la squadra si raduna. In via Sogare, allo stadio Olivieri, sono in tremila ad accendere la serata estiva per salutare il gruppo in partenza per il ritiro di Castelrotto. Mandorlini prende il microfono e, con tono che vuole essere goliardico, ma che sarà considerato in tutt’altro modo dagli organi istituzionali del calcio, canta, dedicando come sfottò il pezzo alla Salernitana, il ritornello di “Italiano terrone che amo”, vecchio successo degli Skiantos, utilizzato come coro dalla tifoseria del Verona. Il “Ti amo terrone”  di Mandorlini è un fulmine nella quieta stagione pallonara. Apriti cielo, l’allenatore viene messo sotto inchiesto dalla procura federale e deferito. A dicembre gli sarà comminata una multa di 20mila euro. In un intervento a Sportitalia Gibellini (che pagherà con una squalifica di sei mesi l’omessa denuncia di una richiesta di combine arrivatagli a febbraio da parte del direttore sportivo del Ravenna, Giorgio Buffone) biasima quanto fatto dal tecnico, definendo inopportuna la sua uscita. Tra i due è sempre più evidente l’inconciliabilità. Martinelli non prende posizione. A Castelrotto la situazione precipita: Mandorlini, quando Gibellini arriva al ristorante, si alza e se ne va. Cartelli di scherno verso il diesse sono appesi alla porta d’ingresso, a cui viene fatto sapere che non dovrà più entrare nello spogliatoio. Dopo la prima partita di campionato, persa per 2-1 in casa col Pescara, il Verona si prepara a Sandrà: è un sabato mattina, al martedì c’è la trasferta di Castellammare con la Juve Stabia. Mentre Gibellini lascia il campo Mandorlini gli si scaglia contro con degli improperi, e quando il direttore sportivo torna indietro per chiedere chiarimenti l’allenatore lo spinge con veemenza. Il suo vice, Roberto Bordin, interviene prima che le cose volgano al peggio. Alla chiusura del mercato Martinelli accontenta Mandorlini, che ha voluto ad ogni costo Sasa Bjelanovic, che firma un contratto di un anno con automatico rinnovo in caso di salvezza. Gibellini, con Mareco, porta anche Lepiller, che suscita le ironie di Mandorlini per i chili in eccesso che ha. Il giocatore francese, una volta rimessosi in linea in maniera accettabile, sarà decisivo in più partite. Come pure Pichlmann, che era stato posto in cima  alla lista d’uscita dallo stesso tecnico.Il Verona gioca un calcio efficace. Subisce qualche torto arbitrale, come con la Sampdoria, quando pareggia per 1-1, dopo essere andato sotto per un rigore inesistente: “Siamo soli contro tutti”, tuona Mandorlini. Nelle settimane seguenti il presidente della Lega B, Andrea Abodi gli risponderà pacatamente: “Posso assicurargli che non è così: l’Hellas è una grande realtà del nostro campionato, non è solo contro tutti”. Concetti che Abodi esprime anche in due lettere distinte, una indirizzata a Martinelli, l’altra a Mandorlini. Comunque l’Hellas, superata una crisi di risultati culminata con la sconfitta nel derby di Vicenza, riprende a correre. Il pari con la Nocerina al Bentegodi è una delusione, ma da qui in avanti il Verona è un treno in corsa: otto vittorie consecutive spingono l’Hellas fino ai vertici della B, in odore di promozione. Ed è anche un record: uguagliata la stricia di successi di fila dei gialloblù ci Cesare Prandelli, saliti in A nel 1998-’99. La città si stropiccia gli occhi: è un’annata magica.In inverno è di nuovo tempo di mercato. E Martinelli ripete che di soldi non ce ne sono. Gibellini imbastisce un affare con la Juventus per portare a Verona Pasquato, esterno offensivo che può completare il fronte d’attacco. Mandorlini preferisce altro: Ricchiuti, per esempio, di cui sente il procuratore Tateo, ma che, per scendere dalla A col Catania alla B domanda un robusto adeguamento d’ingaggio. Il sogno è Paulinho, ma il presidente del Livorno, Spinelli, è eloquente: “Non ci interessano le contropartite. Se lo volete, dateci 2.5 milioni di euro per la metà”. E il discorso neppure comincia. C’è addirittura un interessamento per Luca Toni, che gioca poco o niente da un anno e di cui, poi, Martinelli dice: “Non verrà perché è uno da A e resterà in A”. In realtà traslocherà in Qatar, ad incassare i petrodollari dell’Al Nasr. E, quando Gibellini sta per concludere la trattativa che dovrebbe condurre Mancini, che è ai margini della rosa dell’Hellas, al Benevento in cambio del giovane centrocampista Vacca, ecco la telefonata che blocca tutto: il Verona resta così, non si compra nessuno e non si vende nessuno. Mancini viene riaccolto in organico da Mandorlini, ma sarà utilizzato solamente per un tempo, all’ultima giornata, a Modena.L’Hellas non smette di vincere in casa. In trasferta va a picco regolarmente, al contrario, e si esprime sempre sottotono. Col Sassuolo prende due gol in 20’ e la partita si chiude, con la Nocerina il copione è lo stesso, condito da alcune decisioni arbitrali che appaiono errate. A Crotone in un tempo il Verona ne becca tre. A Bergamo con l’AlbinoLeffe già più che retrocesso e che ha perso una striscia inenarrabile di gare l’Hellas si ferma all’1-1: negli spogliatoi Martinelli dà vita ad una piazzata contro gli avversari il direttore di gara, rimediando una lunga squalifica. La serie A, che era un sogno vicino dopo il 4-1 rifilato fuori casa a Torino, un capolavoro che sarà pressoché un Gronchi rosa nel cammino di ritorno fuori casa dei gialloblù, non si materializza nella stagione regolare, sebbene il Verona totalizzi 78 punti. Lo precedono Pescara e Toro, terzo è il Sassuolo. La stagione è grandissima, ma il rimpianto non si può nascondere. Ai playoff, tuttavia, c’è l’occasione per completare l’opera. Prima degli spareggi la Lega B organizza un incontro preparatorio, presenti, insieme agli staff dirigenziali delle squadre partecipanti (con l’Hellas, il Varese, che sarà il rivale del Verona in semifinale, il Sassuolo e la Sampdoria), i rappresentanti degli arbitri. Un summit a cui, da via Torricelli, viene inviata la sola segretaria, Nicoletta Manfrin. E Domenico Messina, responsabile della Can B, resterà spiacevolmente sorpresa per la latitanza degli esponenti del board dell’Hellas. A Varese il Verona è un fantasma: perde per 2-0, all’andata, ma gli va di lusso, tanto errato è l’approccio alla partita e tanto la condizione della squadra si dimostra scadente. Il ritorno richiede una missione impossibile, ma poco ci manca che l’Hellas, raschiando le ultime energie, non ce la faccia: va in vantaggio con Tachtsidis, si vede negare un rigore enorme per un fallo su Ferrari (e Troest, che lo stende in area, già ammonito, sarebbe andato incontro all’espusione). Il Varese pareggia con Terlizzi, il Verona esce infuriato. Ma non si può nemmeno negare che il migliore in campo sia stato Rafael, decisivo in almeno cinque circostanze. Eppure l’errore di Massa, che sarà comunque ammesso alla Can A, e quindi promosso, è il sigillo peggiore ad un campionato che l’Hellas ha affrontato da protagonista in copertina. Ma ora ci sono altri cambiamenti all’orizzonte: da mesi si parla dell’acquisto di una larga maggioranza del club ad opera di Maurizio Setti, che ha un piccolo regno della moda in costante espansione nel Carpigiano ed è vicepresidente del Bologna. Tutto è rinviato ai primi giorni di giugno, subito dopo l’eliminazione del Verona dai playoff, che saranno poi vinti dalla Sampdoria.  (9. Continua)Matteo Fontana    

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