Il Verona ritrova un gioco ma sbaglia molto,
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TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL’HELLAS (E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE), OTTAVA PARTE
Il "romanzo" degli anni bui dell'Hellas: dai primi mesi con Mandorlini alla promozione in serie B
compresi due rigori con Lumezzane e Pergocrema che fanno sfumare vittorie
importantissime per rilanciarsi. Dopo il pari di Como, alla seconda di ritorno,
Mandorlini, sconsolato, dichiara: “Evidentemente non siamo pronti”. Vorrebbe
rinforzi dal mercato, la sua fiducia nel gruppo a disposizione è ridotta. Ma
Giovanni Martinelli è in condizioni gravi: deve essere operato, ai primi di
gennaio subisce un intervento che dura più di dieci ore al San Raffaele di
Milano. Lo supera, ma in questo periodo è distantissimo dalla conduzione della
società. E la famiglia chiude i rubinetti per il Verona. Il figlio Mirko
annuncia a Gibellini che soldi non ce ne sono. Anzi, la priorità è vendere. Il
direttore sportivo riferisce la cosa a Mandorlini, che la accetta, seppur
contrariato. Ma all’Hellas, per quanto la squadra balbetti, lontana dalle
posizioni di vertice, non si smette di pensare allo stadio privato, che torna
prepotentemente al centro delle attenzioni.
Martinelli vuole che sia presentato ufficialmente il
nuovo progetto che ha studiato con Expandia, ditta della Valpolicella che
disegna la struttura. La zona è quella della Marangona, in gran parte di
proprietà del Consorzio Zai. Già se ne è parlato con il Comune, che ha dato
cenni di disponibilità. Ma la sterzata di Martinelli sorprende Palazzo
Barbieri. Inoltre all’interno dello stesso Verona c’è la figura di Alessandro
Pigozzi, portavoce del club che tira le fila per un tentativo di cessione alla
Protec, sponsor dell’Hellas e azienda del settore immobiliare: sarà lui a rivelare a un cronista, in un casuale ritrovo in un locale cittadino, le manovre intorno alla società. Altre forze
vorrebbero spostare l’idea del nuovo stadio nella zona in cui dovrebbe essere
realizzato l’autodromo, la cosiddetta Motorcity nella provincia a sud di
Verona. Sull’impianto della Marangona, a dispetto di tutte le opposizioni,
viene alzato il sipario a metà gennaio, in una conferenza in un salone
sottostante la sede gialloblù. Oltre allo stadio dell’Hellas ci sono un
auditorium, altri campi sportivi, compreso uno riservato al rugby che potrebbe
diventare un centro di allenamento nazionale, spazi commerciali. Qualcosa di
faraonico che sia Flavio Tosi che l’assessore all’urbanistica, Vito Giacino,
fanno capire di non considerare. C’è chi non perde l’occasione di attaccare
Benito Siciliano, che fa le veci di Martinelli, sempre in ospedale,
criticandolo per la fretta con cui ha svelato quello che è un semplice
rendering, ma la verità è che tutto quanto è stato voluto e pianificato da
Martinelli.Il mercato, dunque, langue. Mandorlini si deve
accontentare di Tiboni, Napoli e Peretti. Ma è qui che anche l’allenatore
cambia marcia: ricompatta la squadra, le trasmette nuove motivazioni. Con il
Gubbio, in casa, il Verona perde e ogni speranza di B appare compromessa. I
tifosi si imbestialiscono e contestano, a Sandrà, dove i giocatori hanno le
macchine, volano parole grosse e anche qualche schiaffo. Sarà la svolta. Ma,
sempre negli stessi giorni, dopo un summit in società la proprietà (intanto
Martinelli è tornato dal lungo ricovero) decide di cambiare direttore sportivo.
Gibellini via: gli viene imputato di non aver venduto quanto richiesto a
gennaio. Ma la sessione è già chiusa e non si comprende il senso della mossa.
Siciliano si è già visto, fuori dal Mod05, l’hotel che ospita i ritiri
prepartita del Verona, con Roberto Zanzi, dirigente che è stato con Mandorlini
all’Atalanta. La notizia della cacciata del Gibo, però, scuote i tifosi e la
stampa, che fa fronte unico a favore del diesse. E la società improvvisa una
marcia indietro dal sapore comico. Non cambia nulla, tutti agli stessi posti. E
al martedì, dopo Gubbio, incontro negli spogliatoi del campo di allenamento. Gibellini
sollecita un maggior impiego di alcuni elementi, come il frizzante Martina
Rini, Mandorlini suona la carica. E, da lì in poi, sarà il via ad una vera
marcia trionfale.
Rimonta impetuosamente, l’Hellas. Scala la
classifica fino a recuperare un posto in zona playoff, il gioco lievita ed
esplode Nicola Ferrari, prima fischiatissimo dal pubblico e dopo risolutivo con
una pioggia di gol decisivi. Si è invece guastato il rapporto tra Gibellini e
Mandorlini, che non è mai decollato del tutto. L’allenatore ha la tendenza a
inserirsi nelle operazioni di mercato, chiama in prima persona calciatori e
agenti, e questo non alimenta l’equilibrio fra le varie competenze. Martinelli
non interviene né in un senso né nell’altro. D’altra parte la squadra sta bene
e approda, a maggio, agli spareggi, traguardo che, fino a pochi mesi prima, era
utopistico. In semifinale il Verona supera il Sorrento, nella doppia finale si
impone sulla Salernitana: 2-0 all’andata, indolore sconfitta per 1-0 nella
bolgia dell’Arechi, al ritorno. Nelle quattro partite l’Hellas usufruisce di
tre rigori, e questo fa comprendere come anche il Palazzo non sia contrario
alla società gialloblù. Nel mese di novembre precedente, d’altronde, Gibellini
e Siciliano erano scesi a Firenze per parlare con le istituzioni della Lega
Pro, sottoponendo un dossier con i numerosi torti arbitrali subiti dal Verona
in un anno e mezzo in cui, all’Hellas, era stato assegnato un solo penalty. La
protesta produrrà i suoi effetti, e sarà proprio dal dischetto che arriveranno
le reti determinanti per salire in B.
A Salerno è festa grande nello spogliatoio, mentre a
Verona la città è impazzita, tra caroselli e decine di migliaia di persone che
scendono per le strade con le bandiere gialloblù. Gibellini si avvicina a
Mandorlini e gli rivolge un gesto di distensione: “Ti faccio i complimenti, tu
con il tuo staff avete fatto un grandissimo lavoro”, il riconoscimento del diesse
al tecnico. Il viaggio di ritorno si conclude sulla pista d’atterraggio dell’aeroporto
di Villafranca, invasa da centinaia di persone che sfidano ogni regola e
occupano la zona. Si vede persino qualche bambino che si arrampica fin dentro
le turbine dei mezzi fermi in attesa di decollo. I giocatori sono accolti come
fossero i Beatles. Da anni non si vivevano scene di questo tenore a Verona, il
tocco finale è la sfilata in Bra, sul pullman scoperto, alle quattro di
mattina. Ma il futuro è ancora da delineare e Martinelli non è poi così
convinto di proseguire nell’impegno con l’Hellas. Appena poche settimane prima,
in un incontro con i coordinamenti dei calcio club, Benito Siciliano aveva
annunciato la posizione dei vertici della società: senza serie B si chiudono i
battenti. Il Verona non si sarebbe iscritto ad un altro campionato di Lega Pro.
La promozione ha cancellato questo rischio, però il panorama non è rassicurante
e ci vorrà ancora del tempo perché vada fatta chiarezza.
(8. Continua)Matteo Fontana
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