La scena ha il sapore di una vignetta da sit-com:
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TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL’HELLAS (E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE), QUINTA PARTE
Ultima puntata del romanzo degli anni bui dell'Hellas: l'arrivo di Maurizio Setti con Sean Sogliano
“Non possiamo smentire che Setti sia entrato nell’Hellas. Perché poi magari è
vero”. Siamo a metà primavera del 2012. In mattinata, sulla Gazzetta dello
Sport, è uscita una lunga intervista in cui Maurizio Setti, imprenditore di
Carpi, titolare di aziende nel ramo dell’abbigliamento femminile, dichiara di
aver comprato l’80 percento delle azioni del Verona. Nella sede gialloblù,
nelle stesse ore, si tiene la presentazione di un’iniziativa di solidarietà e,
al tavolo dei conferenzieri, ci sono Benito Siciliano e Giampietro Magnani,
direttore generale il primo, consulente il secondo dell’Hellas. Interpellati
sulla credibilità di quanto affermato da Setti, rispondono così. E traspare,
dai loro sguardi, un imbarazzo solare. Perché quel che hanno sostenuto non è un
modo per dire e non dire, bensì la verità.
La trattativa l’ha condotta sempre e solo Giovanni
Martinelli. Ha conosciuto Setti, con cui condivide il settore industriale in
cui opera. Ha trovato una sintonia pressoché immediata. D’altra parte uno vuole
vendere, l’altro comprare. Martinelli è provato dalla malattia, la sua famiglia
non ci pensa neppure a prendere le redine del Verona, per cui già è stato speso
moltissimo. Setti, al contrario, desidera investire nel calcio. Da settimane si
vede come presenza fissa nel foyer del Bentegodi, quando l’Hellas gioca in
casa. Sta per uscire dal Bologna, di cui è socio di minoranza e vicepresidente.
Con Albano Guaraldi, massimo dirigente rossoblù, nemmeno si parla più:
posizioni e idee lontane, tra i due. Ma Setti vuole restare nel calcio e farlo
con un progetto ambizioso. Il Verona fa al caso suo. Sa che Martinelli è
disposto a cederlo, se non del tutto perlomeno in larga parte, e il confronto
comincia su buone basi.
E, quando Setti parla alla Gazzetta, lo fa a ragion
veduta.L’accordo è già stato chiuso, si tratta solo, per lui, di liberarsi
delle quote e degli incarichi all’interno del Bologna. Martinelli è
soddisfatto: l’Hellas, per lui, è stato una ragione di vita, negli ultimi anni,
ma tra le condizioni di salute e l’esborso effettuato non aveva più la
possibilità di continuare da solo. Eppure c’è stato un giorno in cui tutto
poteva saltare. All’indomani del 4-1 di un travolgente Hellas al Toro,
all’Olimpico, piove sulla società una multa salatissima: 40mila euro per cori
razzisti. C’è altro, dietro quella sanzione, ossia il rischio effettivo,
esposto dai vertici della Lega B, che al Verona venisse data partita persa per
3-0 a tavolino. Non sono sfuggiti, infatti, canti negazionisti inneggianti alle camere a gas,
sentiti nel settore ospiti gialloblù a Torino. I presupposti per la punizione
ci sono, ma il tutto viene tramutato in una maxi-ammenda (che poi sarà ridotta
della metà). L’affare traballa, Setti non ne vuol sapere di episodi di un
determinato tenore. Martinelli si infuria con i protagonisti di quelle
espressioni, convoca un incontro con la stampa in cui usa parole di fuoco
contro quella parte della tifoseria, in cui ci sono, dice il presidente, “i
nemici del Verona”. A fatica i professionisti convincono Setti a non
abbandonare il tavolo già apertissimo. C’è anche un tifoso che, provatissimo,
si reca in sede e chiede scusa a Martinelli per quel che è successo col Torino.La vendita dell’Hellas, ad ogni modo, è sempre più prossima.
Subito dopo la sconfitta nella doppia semifinale
playoff con il Varese c’è un altro caso che scoppia nelle stanze di via
Torricelli. Martinelli è in ospedale per svolgere delle cure, viene informato
di un’intervista in cui Mauro Gibellini riconosce i meriti dell’avversario,
seppure, soprattutto, se la prenda con i gravi torti arbitrali a carico
dell’Hellas che hanno segnato il cammino del Verona. Ma Martinelli attacca il
diesse per quelle parole in cui il Gibo si limita a rendere onore al Varese,
che nulla c’entra con gli errori del signor Massa. In molti leggono in quanto
sostenuto dal presidente, che attacca Gibellini per questi motivi in un
comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale, un modo di scaricare il
direttore sportivo, il cui conflitto con Mandorlini non si è mai risolto, anzi,
è anche peggiorato. Singolarmente, lo stesso giorno della dura polemica di
Martinelli verso Gibellini, Setti, intervistato, dice senza troppi veli che il
Verona non è stato eliminato per colpa dell’arbitro, ma per la pessima prova
della gara d’andata a Varese. Conferma la fiducia a Mandorlini, dopo che erano
circolate insistenti voci su un possibile cambio in panchina e sull’arrivo di
Devis Mangia. Al tempo stesso, precisa che non potranno più ripetersi le
situazioni che si sono verificate in quei mesi, con il direttore sportivo a cui
veniva perfino vietato di accadere allo spogliatoio. L’ultimo contrasto tra
Gibellini e Mandorlini, intanto, si tiene con la conferenza stampa che il
diesse convoca all’hotel San Marco, allorché si congeda dal Verona, annunciando
il passaggio al Como, con cui firma un triennale. Il Gibo svolge una lunga “requisitoria” di tutti quelli che
sono stati gli atteggiamenti e i gesti che Mandorlini gli ha rivolto. L’allenatore
definisce Gibellini “squallido”, senza entrare nel merito di quelle che sono le
accuse che gli sono state mosse, e ripetendo più volte che la verità la sanno
solo lui e Martinelli. Sean Sogliano è già al lavoro. Direttore sportivo
rampante, ha rotto un accordo col Genoa e ha rifiutato il Siena per accasarsi
al Verona con due anni di contratto. Setti è già il presidente in pectore, ma l’ufficialità dell’acquisto
non è ancora arrivata. C’è chi mette in dubbio l’effettività dell’operazione,
finché non c’è l’okay. L’indiscrezione si materializza il 20 giugno, la
presentazione della nuova proprietà avviene il 23. Di quel che è stato seminato
da Martinelli resta poco. Setti e Sogliano ridisegnano l’organigramma, con
Massimiliano Dibrogni segretario generale, Roberto Gemmi al settore giovanile, Giovanni
Gardini come direttore generale. Tutto l’assetto viene rivisto: Siciliano è il
primo a prendere commiato, la struttura organizzativa del vivaio viene
riformata. Anche la squadra, dopo i 78 punti dell’anno prima, è ampiamente
rinnovata: i primi acquisti sono Rivas e Grossi, mentre se ne vanno tanti
giocatori che hanno contrassegnato il Verona guidato da Martinelli. Sono i
segni di un’altra epoca dell’Hellas che si avvia ad aprirsi. Gli anni bui sono
un ricordo che suona come un avvertimento, perché certi errori non si commettano
più. C’è una strada diversa da percorrere.
(10. Fine)Matteo Fontana
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