Benito Siciliano deve effettuare un giro di
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TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL’HELLAS (E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE), SETTIMA PARTE
Il "romanzo" degli anni bui dell'Hellas: dall'avvento di Gibellini con Giannini all'arrivo di Mandorlini col caso Parentela
consultazioni per scegliere, intanto, il direttore sportivo. Parla con Riccardo
Prisciantelli, che conosce meglio, dato che ha lasciato il Verona con l’avvento
della proprietà Martinelli, e con cui non si sono interrotti i rapporti. Ma
Prisciantelli, con sé, avrebbe come supervisore Carlo Osti, con cui ha lavorato
per un anno all’Atalanta: il costo dell’operazione, per le casse dell’Hellas
sarebbe troppo alto. Un altro nome passato al vaglio è quello di Giuseppe Magalini,
veronese che è una “creatura” di Giovanni Sartori, dato che è stato nel settore
giovanile del Chievo prima di vivere l’ascesa e il tracollo del Mantova. Martinelli invita Siciliano a
incontrarsi con Magalini, ma intanto c’è un’altra via. Ossia quella che porta a
Mauro Gibellini. Sarebbe un ritorno, per lui, dato che all’Hellas è stato
giocatore, dirigente del vivaio, diesse. I ricordi legati a lui, nella piazza
gialloblù, sono molto buoni. E Siciliano riceve ottime relazioni da Massimo
Ficcadenti, che ha avuto nel Gibo il primo mentore da allenatore. Basta poco
per trovare un accordo, e una cena a tre con Martinelli suggella l’okay.
Per l’allenatore Gibellini ha due obiettivi: il
primo è Beppe Sannino, che però non accetta le offerte del Verona, dato che
vuole mettersi alla prova per la prima volta in B, col Varese con cui in due
anni è salito dalla Seconda Divisione al campionato cadetto. Il secondo è
Alessandro Calori, tecnico del Portogruaro che ha appena beffato l’Hellas. Lui,
al Verona, verrebbe di corsa, ma non c’è verso di convincere la sua società di
appartenenza. Calori sostiene di non potersi muovere. Ma, dopo un paio di
settimane, andrà al Padova. A questo punto Siciliano avanza una candidatura:
quella di Giuseppe Giannini, di cui gli sono state riferite cose eccellenti. E
anche Gibellini concorda. I due partono per Firenze, città in cui si sono dati
appuntamento con il Principe. La trattativa dura otto ore, ma pochi minuti dopo
le venti ecco la firma: Giannini è il nuovo allenatore dell’Hellas. Adesso si
può pensare alla squadra.
Gibellini trova una collocazione per quattordici
giocatori. Tra giugno e agosto se ne vanno tra gli altri Pensalfini, Rantier,
Colombo e Anselmi. Pugliese viene chiamato dal Varese e chiede di essere ceduto
direttamente a Martinelli, che intanto è ricoverato in ospedale per controlli
prima e dopo per sottoporsi ad un intervento chirurgico. Il presidente
accontenta i desideri del giocatore, mentre in entrata è un’altra rivoluzione. Poco
per volta il Gibo completa la rosa: prende Maietta e, sul filo di lana della
scadenza del mercato, Pichlmann e Hallfredsson, che la Reggina ha messo ai
margini della rosa. Ci sono giovani come Martina Rini e Paghera, gente di
esperienza (Scaglia e Abbate), più Mancini che è fortemente voluto da Giannini.
Gibellini ingaggia anche Le Noci, che è stato capocannoniere della Prima
Divisione l’anno precedente col Pergocrema. E, insieme a lui, si fa dare pure
Nicola Ferrari. Il campionato però è un pianto greco. Giannini
cambia continuamente modulo e uomini, ma i risultati latitano. In più una
catena di infortuni piega ancor di più l’Hellas. Lo spogliatoio è disunito e qualche
giocatore viene sorpreso a fare troppa bella vita. Le foto circolano su
Facebook e attirano gli strali della tifoseria. Al vostro cronista ne vengono
recapitate via posta elettronica a decine, alcune risalenti alla primavera
precedente, anche, ovvero alla fase di calo (e poi di crollo) che è costata al
Verona la B. Giannini è vicino all’esonero, tutto si decine nella trasferta di
Salerno, il 7 novembre 2010. La tensione è alta, il tecnico, appena sceso dal
pullman all’Arechi, rimprovera aspramente Hallfredsson che si rilassa
ascoltando musica con le cuffie, cosa che Giannini non gradisce. Sul campo è un
Hellas che non c’è più, e quando la Salernitana segna il secondo gol di una
partita che finirà 2-1 un componente dello staff del Principe si volta verso i
calciatori in panchina e dice: “Noi ce ne andiamo”.
Infatti il mattino dopo Martinelli, che è rientrato
in sede ma che è sempre molto sofferente, annuncia il siluramento di Giannini.
E un certo Alberto Parentela, un ex broker assicurativo della Toro che ha
svolto mansioni paradirigenziali nel Catanzaro tra gli anni ’70 e ’80, gli segnala
un nome, quello di Andrea Mandorlini, che è stato appena cacciato dal Cluj dopo
aver vinto campionato, coppa e supercoppa di Romania. Ad occuparsi della cosa è
Spartaco Landini, direttore sportivo che è amico di Parentela proprio dai tempi
di Catanzaro e che è fuori dai giochi da qualche anno. Landini contatta
Mandorlini tramite Tullio Tinti, agente che è in ottimi rapporti con
l’allenatore. Alla sera, alle terme di Colà, a tavola si incontrano in sette:
Martinelli, Parentela, Landini, Busatta, ex giocatore dell’Hellas che ha fatto
da tramite tra il presidente e lo stesso Parentela, Gibellini, Tinti e
Mandorlini. Il quale è disponibile ad accettare il Verona ma che vuole essere
rassicurato sugli acquisti di gennaio. Della rosa dell’Hellas non conosce
praticamente nessuno. Il suo desiderio è che, nella sessione di mercato
invernale, vengano presi Sforzini, De Zerbi e Piccolo, che ha avuto al Cluj. Poi
rinvia la risposta al Verona al giorno seguente.
Martinelli aspetta, ma non vuole farsi trovare
scoperto in caso Mandorlini dovesse rifiutare. Dice a Gibellini di chiamare in
alternativa Paolo Vanoli per chiedergli di sedersi sulla panca dell’Hellas.
Vanoli era un’opzione sollecitata da Martinelli già in estate, e fatta cadere
da Gibellini, che comunque segue l’input del presidente e al Bauli in Zai si
vede con l’uomo voluto dal patron. Ma, mentre l’appuntamento è in corso,
Mandorlini chiama il Verona e dice di sì: firma un biennale e viene presentato
a ora di pranzo. E qui c’è un altro colpo di scena, perché nella sala
conferenze del club, con Martinelli e il nuovo allenatore, c’è Parentela. Lo
vuole con sé proprio Martinelli, che lo introduce come “persona che potrebbe
dare una mano all’Hellas”. Dunque, un socio probabile per il Verona, prossimo
ad entrare con delle quote nella compagine gialloblù. Parentela avrebbe con sé Busatta
come responsabile del settore giovanile, e Landini sarebbe il diesse. Intanto
Siciliano è assente, è a Coverciano per seguire il corso da direttore sportivo,
e quando apprende della sorprendente apparizione ufficiale di Parentela va su
tutte le furie. D’altronde il broker calabrese, che ora vive a Bologna, cerca
di tagliar fuori Siciliano e rapportarsi solo con Martinelli: ha capito che l’unico
sbarramento all’acquisizione dell’Hellas, per lui, è il consigliere brasiliano.
Ma si sbaglia. La stampa locale (o almeno una parte di essa) esamina le
carte e scopre che Parentela non ha nemmeno un’azienda attiva, né un ufficio di
rappresentanza operativa. Nessuno lo conosce né sa dire da dove sia venuto. Lui
afferma di avere risparmiato tanto nella vita e di voler investire nel Verona,
stacca un assegno a garanzia dell’operazione, che dovrebbe concludersi agli
inizi di dicembre. Ma la scadenza viene posposta a più riprese, fino a
sconfinare all’anno nuovo e poi dissolversi: di Parentela non si parlerà più. E
Andrea Mandorlini ha iniziato ad allenare l’Hellas e, lentamente, qualcosa,
dentro la squadra, si è messo a cambiare per davvero. (7. Continua)Matteo Fontana
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