Un tempo da Serie A, un altro da (modesta) B. Mettiamoci poi dei supplementari da C e così ci accorgiamo che il Verona ha fatto il giro delle categorie professionistiche, nella partita persa con la Cremonese.
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Un Verona a metà
Con la Cremonese emergono i limiti di una squadra incompleta
Squadra a metà, questo Hellas. E si sapeva, perché il mercato, e il budget del club, sono delle tasse da pagare in questo periodo. Privi di Di Carmine, infortunato, e di Badu, che dovrà star fuori per mesi, con Bocchetti ancora in fase di recupero, i gialloblù hanno mostrato molti limiti, sia sul piano della mentalità che della qualità.
Siamo ad agosto, domenica comincia il campionato. Evidente che un Verona così non valga la salvezza, ma prendiamoci del tempo (non così tanto, vista la scadenza della campagna estiva il 2 settembre) per fare un punto della situazione definitivo, per capire chi arriverà e chi andrà via, ricordando, allo stesso modo, che il calcio non è una scienza esatta, ma che certe regole non sono eludibili: senza spessore (tecnico, agonistico, fisico) la A da paradiso diventa presto inferno.
Ivan Juric, nel post-gara, ha fissato alcuni paletti: Bessa non fa parte del progetto, Pazzini è un ricambio ("Lo vedo ogni giorno in allenamento", ha risposto in modo netto a chi gli ha chiesto perché l'abbia messo in panchina, chiudendo lo spazio alle telenovele dal facile innesco e dalle finalità scontatissime), certi errori sono inammissibili ("ridicolo prendere gol così all'ultimo minuto") e in avanti c'è bisogno di altro ("Cerchiamo un attaccante giovane, di prospettiva").
Non è mancata la chiarezza. La lezione di Coppa Italia serva a questo, perlomeno.
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