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Verona, su la testa! Arriva il Torino

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Milan superiore in tutto, adesso gli ultimi impegni per concludere un grande campionato

Lorenzo Fabiano

Non è successo, pazienza. L’abbiamo invocata la “Fatal Verona” e ci abbiamo sperato tutti, forse troppo. Perché cabala e follie del pallone vanno bene, e ci mancherebbe, ma poi c’è anche la logica. D’accordo l’imponderabilità, Davide che fa il mazzo a Golia, la pesca di probabilità e imprevisti su tavolo del Monopoli, ma il calcio non è solo, magari lo fosse, quella roba lì. A volte, il più delle volte, come in ogni legge dello sport è il più forte a vincere. Ed è puntualmente quello che è successo ieri sera.

Il Verona si è piegato a un Milan che lo ha sovrastato in ognuna delle quattro componenti che definiscono il quadro di una partita di calcio: tecnica, tattica, fisica e motivazionale. Sulla prima c’è poco da dire: quando Leao partiva sembrava Carl Lewis allungare la falcata all’uscita dalla curva dei 200 metri, imprendibile. Strano tipo sto Leao: ha mezzi da fuoriclasse, li usa a corrente alternata a seconda della luna. Pigro e indisponente quando è storta, irrefrenabile quando ce l’ha dalla parte giusta. Casale non lo ha visto mai, ha arrancato tutta sera e in tutto il campionato non lo avevamo mai visto così in imbarazzo. Le cose sono andate un po’ meglio quando sul panterone Tudor ha messo il tuttofare Tameze, ma ormai era troppo tardi.

Anche sul piano tattico, il Milan ci è stato superiore: l’incursore Tonali ha spaccato la partita, Ilic ci ha capito poco o nulla e sono stati dolori. Stesso discorso sul fattore atletico, dove quelli del Milan sono apparsi più tonici e reattivi rispetto ai nostri. Qualcuno, Barak giusto per non fare nomi e cognomi, da un po’ passeggia e trotterella per il campo: al Verona ha dato tantissimo (a darà anche alle casse societarie), ma se non sta al 100% sarebbe opportuno farlo rifiatare e dare un po’ di spazio a un ragazzo come Cancellieri, che di spazio ne ha avuto col contagocce, sebbene abbia colpi e numeri per poter dire la sua (ricordate Empoli?). Il futuro passa da ragazzi come lui, ma se li teniamo a intristirsi in panca, il futuro si allontana. E invece il futuro scatta dal 30 giugno, cioè adesso. Vecchia storia, e antico vizio del calcio italico.

Sul fattore motivazionale, infine,  non c’è nemmeno da discutere: a Verona il Milan si giocava una buona fetta di scudetto e lo ha fatto vedere. Basta questo. Rimane un rammarico, il gol del pari subito allo scadere di tempo scaturito da una leggerezza di Caprari pagata a caro prezzo. Forte com’è il Milan l’avrebbe ribaltata comunque, ma non aveva bisogno di regali. Fosse però andato al riposo sotto di un gol chissà che effetti gli avrebbe fatto l’alta pressione. Forse sarebbe uscita un’altra partita, ma anche no. Vai un po’ a sapere. Insomma, è andata come doveva andare, ha vinto il più forte e tanto di cappello.

Mancano ora due partite ai saluti: sabato al Bentegodi torna quel satanasso del tigrotto spalatino. Forza ragazzi, su la testa! Battiamo Brontolo, raggiungiamo il record di punti a quota 55 e mettiamo tutto in cornice. Così dirvi GRAZIE sarà ancora più bello.

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