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Verona, una bellissima salvezza. E ora il futuro

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Grazie a Baroni, bravo Sogliano. I numeri sono con Setti, ma il presidente ci metta più anima
Lorenzo Fabiano
Lorenzo Fabiano Autore 

L’ultima notte di scuola, tutti a casa, tutti al mare, con lo scacciapensieri (almeno per un paio di mesi). Ve lo ricordate l’ultimo giorno di scuola, sì? Aria di scampagnata, una Pasquetta d’inizio estate con la classica pizzata di gruppo (magari col professore “simpatico” - credici -  la trovavo di una noia mortale), l’ultimo “attenti!” prima del “rompete le righe”. Non avessimo, però, fatto risultato a Salerno, te la do io la Pasquetta. Per una volta le coronarie ringraziano. L’ultimo ballo con l’Inter bistellata, che uscita dalla sindrome cinese ha trovato riparo sotto una quercia americana, doveva essere una festa di popolo e, sebbene i prezzi dei biglietti proprio popolari non fossero, lo è stata davvero, e persino con tanto di marcia trionfale dell’Aida a celebrare i nostri eroi. Un anno sofferto, tanto per cambiare, iniziato male e svoltato con la rivoluzione di gennaio quando abbiamo fatto All In facendo saltare il banco delle Cassandre (tra le quali c’era anche il sottoscritto; a gennaio ero così ottimista che Schopenhauer al mio confronto era un allegrone cabarettista dello Zelig).

Una rivoluzione, più motivazionale e caratteriale che tecnica (dei nuovi arrivi invernali, l’unico che ha giocato, e inciso, con continuità è stato in fin dei conti l’Olandese Volante Noslin), nella quale il coraggio ha preso il sopravvento sui pavidi balbettii autunnali. Una rivoluzione, firmata Sogliano & Baroni nel momento più difficile quando tutto, in campo e fuori, sembrava potesse precipitare da un momento all’altro. Siamo rimasti lì sul crinale, a tanto così dal baratro, e ce l’abbiamo fatta a non farci tirar giù dalla forza centrifuga della bufera che soffiava contro. Più forti dei venti contrari. Bravi, anche per questo. Personalmente, credo che la perseveranza e la ragionevolezza siano state il grande merito di Baroni, bravo a trasmettere alla sua truppa la convinzione di potercela fare. Ora ci godiamo questa salvezza, una delle più belle che io ricordi, ma siccome tranquilli proprio non si può stare, ecco allora il nuovo tormentone: che farà adesso Baroni? Lo danno per partente, destinazione il mare della Sardegna. Boh. Presto sapremo: l’impressione è che qui abbia dato tutto e di più non possa dare, che con pochi ingredienti non è detto che la ciambella riesca sempre col buco, che sia stanco, abbia bisogno di aria nuova per ricaricarsi e che salutare in imperitura gloria sia tutto sommato il migliore dei commiati. Spero di sbagliarmi. Una cosa, però, gliela voglio dire: grazie. Poi faccia cosa si senta di fare.

Il presidente, intanto, ha parlato (cosa rara) per non dire, in sostanza, nulla di nuovo (cosa frequente): avanti così, tra cessioni, plusvalenze, e nuovi arrivi a basso costo su cui investire per produrne altre; si sa, è la chiave per stare nei binari della sostenibilità. Finché la società sarà questa, questo sarà il canovaccio. Sognare è cosa bella e giusta, ma dai voli pindarici è meglio astenersi. Troppo pericolosi. I numeri, dieci campionati in serie A sono un bel capitale dalla sua parte e gliene va dato atto, ma, come ieri sera facevo notare a un amico, “qua siamo tutti figli di Garonzi” e allora caro presidente (è da anni che glielo chiediamo) faccia uno sforzo e provi a dare un po’ più di cuore, anima e un minimo sindacale di empatia a questa gente, tutta roba non stampabile su un foglio excel. Tradotto in balnearese, quest’estate vada pure a Milano Marittima e a Forte dei Marmi, ma faccia pure un salto ogni tanto a Bardolino (San Vigilio no, troppo chic e, gru permettendo, troppo vicina ai poteri forti), e magari, già che c’è, anche un giro a Veronello per vedere se c’è la possibilità di riportare dopo tanto tempo di esilio il Verona nella sua casa. Vede che “qua siamo tutti figli - inguaribili - di Garonzi”…? Ci pensi, se ha voglia. Grazie.

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