In questi giorni, dopo quanto è avvenuto a Livorno,
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VISTO DA NOI: LE RESPONSABILITA’ SONO PERSONALI
Dopo i vergognosi cori contro Morosini, un invito a non strumentalizzare quanto avvenuto a Livorno
con il coro che ha infangato la memoria di Piermario Morosini, in molti mi
hanno scritto o chiamato per dirmi che sì, condanna totale per quel che è
successo, e che i tifosi del Verona non sono quelli che vengono dipinti come
brutti, sporchi e cattivi, eccetera eccetera.
Oppure mi è stato fatto notare come nella curva del
Livorno, già salita a disdicevole ribalta per le offese ai caduti di Nassiriyya, siano stati intonati deprecabili canti in cui si auspicava che i
sostenitori gialloblù vengano messi nelle foibe.
Qualcuno mi ha persino detto che io, in questa
vicenda, ci sguazzo, visto che sono critico verso Mandorlini (reato d’opinione?
Mah!) e in questo modo ho trovato l’opportunità per metterlo alla berlina.
Dunque, andiamo con ordine. I tifosi dell’Hellas
sono appassionati e calorosi come pochi in Italia. E il fatto che siano
divenuti ancora più compatti e numerosi negli anni della serie C-Lega Pro ne è un’ulteriore
dimostrazione. E sugli spalti commettono pure degli errori, talvolta gravissimi.
Quella di Livorno è stata una vergogna senza se e senza ma. Chi mi dice “una
volta si potevano lanciare cori sull’Heysel, su Superga, a Roma ci sono quelli
che insultano Paparelli, e nessuno aveva da ribattere” è fuori strada. I tempi
sono cambiati, il calcio, che lo si voglia o meno, è uno spettacolo mediatico
in cui tutto viene amplificato e certi comportamenti rappresentano puro
autolesionismo distruttivo.
Quanto si è sentito nella curva del Livorno va sottolineato, non può essere nascosto. Gli organi giudicanti dovranno prendere provvedimenti anche in questo senso, sia chiaro, perché davanti alla morte siamo tutti tragicamente uguali. Ma non è che ci
sia una misura per cui un coro idiota possa eliminare il contenuto di un canto
cretino: ognuno risponde per quel che fa. Ovviamente l'augurio è che chi
valuta determinati fatti lo faccia a mente sgombra e senza pregiudizi.
Soprattutto, considerando le colpe dei singoli, che sono circostanziate.
Ultima cosa, scrivo di calcio e di sport con la
fortuna di avere un editore (da un lato) e un socio (dall’altro) che mi
consentono di essere indipendente. Se affermo che Mandorlini ha sbagliato a
proporre certe frasi sulla sua acredine con Livorno, non mi sembra di essere in
malafede. Mi pare che la stessa idea l’abbia formulata il presidente della Lega
B, Andrea Abodi.
Con questo non voglio sostenere che quel che è stato
udito al Picchi dipenda dalle parole del tecnico del Verona. Che, fino a prova
contraria, è un tesserato, ha 52 anni e, anche lui, è responsabile delle
proprie azioni. Come pure le frasi di Andrea Luci, capitano del Livorno, sull’Hellas
(“Una società che va radiata”) sono del tutto fuori luogo.
Aspettiamo le pronunce della procura federale, senza
criminalizzare un’intera tifoseria, ma accettando quelli che saranno i verdetti
emessi.
Matteo Fontana
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