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VISTO DA NOI: TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL’HELLAS (E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE), S

Il "romanzo" degli anni bui dell'Hellas: l'era Bonato e la promozione fallita

Redazione Hellas1903

Giovanni Martinelli ha deciso di camminare da solo.

La rinuncia alla fusione comporterà un impegno economico che non era previsto,

ma che può essere ripianato in un solo modo: scalando le categorie e

prendendosi i milioni di euro assicurati dalle tv intanto in B e, soprattutto,

in serie A. Per questo le ambizioni del nuovo Verona sono grandi. E la

strategia low cost forzatamente adottata da Nardino Previdi non può che essere

azzerata. Resta da capire a chi andrà affidato il compito della ricostruzione.

Massimo Ficcadenti, dapprima referente unico di Martinelli, nel giro di poco

viene messo da parte. Non può figurare ufficialmente come direttore sportivo,

l’Hellas per operare formalmente sul mercato deve fare ricorso a Claudio

Molinari, dg portato da Previdi che resta in carica fino a giugno 2009. Ma non

è solo l’aspetto meramente “di facciata” a spingere Martinelli a interrompere

il rapporto professionale con Ficcadenti. In realtà il presidente ha parlato

con alcuni consiglieri invisibili e ha già fatto un’altra scelta.Ficcadenti, alla prima riunione tecnica con Gian

Marco Remondina e Martinelli, suggerisce il cambio dei collaboratori

dell’allenatore, con l’inserimento nell’organigramma di Bruno Conca ed Ermes

Fulgoni, suoi storici compagni di lavoro. Remondina risponde piccato: “Se

sostituite Bruni e Marini (vice e preparatore dei portieri, ndr) vado via

anch’io”. Martinelli conferma la fiducia a tutto lo staff. Tra Ficcadenti e

Remondina non c’è sintonia, ma non è questo il motivo della rottura con i

vertici dell’Hellas. A margine dell’aperitivo per le feste di Pasqua del

Chievo, che si tiene all’albergo della catena Hotelissimi, a Villafranca, Luca

Campedelli dice ad alcuni convitati tra i media: “Ho saputo che il Verona ha

preso Bonato”. Stupore diffuso, dato che siamo ad aprile e nulla fa pensare che

con Ficcadenti si andrà all’interruzione del rapporto. Ma il presidente del

Chievo, seppure deluso per il fallimento dell’idea della fusione, non ha smesso

di sentirsi con Martinelli, che lo interpella spesso e volentieri e di cui, di

fatto, è il più stretto confidente nell’ambito calcistico. Quindi, soprattutto, non mente. E Nereo Bonato, in

quel momento ancora direttore sportivo del Sassuolo, veronese di San Giovanni

Lupatoto, già portiere delle giovanili dell’Hellas negli anni ’80, è considerato

molto vicino, per contatti e frequentazioni, a Giovanni Sartori, gran vizir del

mercato del Chievo.La stagione termina con il rimpianto per non aver

raggiunto i playoff, sfumati per poco, ma il bilancio, date quelle che erano le

aspettative iniziali, è più che discreto: il Verona ha espresso a tratti anche

del buon calcio, la società è forte e solida, le paure per la fusione e per il

futuro sono passate. Martinelli punta ancora su Remondina come allenatore,

anche se in molti storcono il naso. Bonato lascia il Sassuolo e, come aveva

anticipato Campedelli, firma con l’Hellas un triennale. Lo stesso Bonato è un

estimatore di Remondina, che proprio al Sassuolo ha già avuto come tecnico. Sono

anche mesi di dolore per la scomparsa di Piero Arvedi, che se ne va a marzo per

i postumi dell’incidente del 19 dicembre, e a giugno si spegne Previdi, che non

supera l’ennesimo malore che lo colpisce e che, appena alcuni giorni prima, aveva espresso una forte disistima nei confronti di Bonato. Al suo funerale, in Emilia, non si

presenta nessun inviato ufficiale del Verona.

Bonato allestisce una squadra di alto profilo per la

Prima Divisione. Russo, Esposito, Selva, Pensalfini, Berrettoni, Cangi: sono

nomi che, in terza serie, sono stimati come il top. L’Hellas va in ritiro a

Fosse e alle amichevoli ci sono cinquemila spettatori di media, l’entusiasmo è

alle stelle. L’unica rivale attendibile, alla vigilia del campionato, sembra il

Pescara, che ha pure fatto massicci investimenti. Ma, dopo le prime giornate di

campionato, qualcosa scricchiola: un paio di pareggi di troppo e Remondina

viene messo in discussione. Non certo da Bonato, bensì da Benito Siciliano, il

consigliere delegato brasiliano che è il braccio destro di Martinelli. Siciliano

ha avuto già alcune frizioni con Bonato in sede di mercato. Ha cercato di

ingaggiare lui dei giocatori al posto del direttore sportivo, ha proposto, tra

gli altri, Do Prado, e non se n’è fatto nulla. E d’altro canto Bonato aveva già

frenato delle altre incursioni, come quella di Massimiliano Andreoli, con cui,

per alcuni giorni, pareva possibile un’entrata in società e che spingeva per

una più stretta vicinanza tra l’Hellas e Mino Raiola, agente e amico

dell’imprenditore di Buttapietra. Ma Martinelli, in prima persona, riferisce a

Campedelli che per Andreoli non ci sarebbe stato alcun ingresso nella compagine

dell’Hellas.Siciliano non vuole Remondina e contatta

direttamente altri allenatori. Cerca Beppe Iachini, la cui richiesta economica

è elevata, ma con cui la porta rimane aperta. Anche perché per Remondina c’è

subito una gara decisiva, con la Ternana in casa. Al Bentegodi è una notte di

calcio spumeggiante, il Verona vince per 2-0, domina ed esalta un pubblico che impazzisce

di gioia. Si scatena l’euforia, l’Hellas si impone in altre tre partite

consecutivamente e con uno 0-0 a Reggio Emilia aggancia la vetta. Siciliano deve

arretrare, mentre Remondina è saldissimo alla guida della squadra e Bonato

controlla la situazione e già pianifica il mercato invernale, con un obiettivo

dichiarato: Francesco Di Gennaro, attaccante del Gallipoli già cercato in

estate ma che non è stato acquistato per il costo troppo alto. Ma a gennaio

l’operazione si fa. L’esborso è sontuoso, ma Martinelli è stato convinto della

necessità di quell’intervento per essere sicuri della B. Di Gennaro segna

subito, risolvendo la partita col Cosenza, e Bonato pare, ancora una volta, non

aver sbagliato le valutazioni. E così, quando Siciliano, in un’intervista

comparsa sul magazine ufficiale dell’Hellas, polemizza tra le righe con il ds e

l’allenatore, il caso deflagra.

Bonato, il team manager Stefano Fattori, il

responsabile delle giovanili Antonio Terraciano parlano con Martinelli e la

richiesta che viene fatta, in sintesi, è chiara: o Siciliano lascia il Verona o

se ne vanno loro. Per il presidente è un bivio, visto che il brasiliano è la

sua spalla più fidata, ma non può nemmeno permettersi di perdere la struttura

che ha delineato da appena pochi mesi. E, nei fatti, non sceglie. Ovvero,

Siciliano viene allontanato dall’Hellas a parole, con l’uscita dagli uffici di

via Torricelli, collocato in una specie di vacanza, ma Bonato è posto sotto

esame: se il Verona andrà in B avrà vinto lui, sennò salterà e a rientrare sarà

Siciliano. E sull’esito del “duello” a distanza in pochi nutrono dubbi:

l’Hellas arriva ad accumulare sette punti di vantaggio sulla seconda, per i

gialloblù è una marcia trionfale a cui manca soltanto l’atto

dell’incoronazione. Ma nessuno può immaginare che cosa succederà tra

marzo e maggio. Il Verona crolla, spreca tutto il margine acquisito, alla

penultima viene raggiunto dal Portogruaro, con cui deve giocare la partita di

chiusura della stagione regolare in casa: è uno spareggio. Trentamila

spettatori, uno scenario e una festa già in programma. Ma ormai non ce n’è più.

Remondina si sbraccia per dare indicazioni, i giocatori non lo seguono e, sul

campo, come rivelerà in camera caritatis un giocatore avversario, fanno

l’esatto opposto. Il tocco finale è nel rimpallo che lancia il  Portogruaro verso la porta di Rafael e

nel gol messo a segno allo scadere da Bocalon: il Verona perde per 1-0, la promozione

diretta  svanisce, fuori dallo

stadio c’è contestazione. E, per Bonato, già suona la campana della sconfitta.

 

A pagare per tutti è Remondina, esonerato all’indomani

del tonfo. Siciliano chiama Giovanni Vavassori e gli propone la panchina dell’Hellas,

cosa che aveva già fatto in un incontro a Zingonia, nel centro sportivo dell’Atalanta,

a gennaio, prima dell’acquisto di Di Gennaro (che è stato, nel frattempo, un

colossale buco nell’acqua: due reti fatte e un rendimento non all’altezza delle

attese. E lo stesso vale per l'altro acquisto invernale, Dalla Bona, arrivato in fortissimo sovrappeso e mai in forma), quando, di nuovo, Remondina era stato messo in discussione. Dunque

Vavassori prende il comando della squadra, non voluto da Bonato. Il cambio

servirà a poco: il Verona non ha più benzina, è scarico nelle gambe e nella

testa. Supera il turno di semifinale con il Rimini, ma col Pescara non ce la

fa: un pari per 2-2 all’andata, e al ritorno cede per 1-0. Ancora Prima

Divisione, con nove milioni spesi da Martinelli per fallire l’obiettivo. Con

Bonato non può che scattare la rottura, il direttore sportivo si dimette. Il

nuovo gestore dell’Hellas è Siciliano, il cui potere è ampliato perché

Martinelli vede riemergere dei gravi problemi di salute che gli impongono di

assentarsi dalla conduzione del club. Il Verona dovrà essere ancora rifondato.

E, per prima cosa, Siciliano deve individuare il nuovo diesse, e con lui un

altro allenatore.

Matteo Fontana

 

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