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Volpati: “Verona squadra non matura e con poca identità. Setti deve dialogare di più con la città”

L’ex gialloblù sull’allenatore: “Chi ha cambiato ha fatto risultati, per il Verona io dico Galderisi”

Andrea Spiazzi

Domenico Volpati è in auto verso le sue montagne del  Trentino, di ritorno da Novara. Nel parlare del Verona è un fiume in piena. Ama farlo. Con passione sincera, senza pretendere di insegnare nulla a nessuno, lui che a Verona ci ha vinto uno scudetto 33 anni fa e che non ha smesso mai di seguire la squadra nei suoi saliscendi dopo quella storia di gloria.

Domenico, qual è il tuo giudizio sul momento del Verona?

Pensavo fosse una squadra più matura per la B, visto il potenziale della rosa. Credo vi siano stati troppi cambiamenti nella formazione, e questo ha fatto sì che non si sia trovata una vera identità in campo. Non so se sia il calcio moderno che impone tutti questi cambiamenti, ma la cosa migliore è avere un nocciolo duro che rimane quello, con delle alternative pronte a darti il valore aggiunto. Mi pare poi che sia uno spogliatoio, fino a questo momento, senza punti di riferimento. C’è, inoltre, confusione in attacco. Si gioca a una o due punte? Credo rimanga valido quello che diceva sempre il mio maestro Osvaldo Bagnoli: nel calcio i giocatori in certi ruoli, come quello delle punte e del portiere, dovrebbero essere inamovibili, solo così riescono a dare il meglio di loro. Prendiamo Pazzini: la B è la sua categoria, ma non ha la fiducia.

Dopo Brescia tutti si attendevano il cambio in panchina

Fabio Grosso, al di là del fatto che lo baciamo tutti in fronte per il 2006, anche a Bari è andato spesso incontro a momenti di crisi. Dopo Brescia eravamo tutti curiosi di vedere cosa poteva accadere. Invece non è accaduto nulla. Chi ha cambiato ha fatto risultati, almeno questo dice per ora il campionato. Certo, alcuni nomi importanti sono già “scappati”, ad esempio Iachini, che avrebbe fatto sicuramente bene. Cambiare per cambiare non so se possa avere senso, bisogna anche stare attenti a non cadere dalla padella alla brace. La B è un campionato da cammelli, non da lepri. Bisogna arrivare tra marzo e aprile agganciato alle prime posizioni.

Chi avresti preso?

L’unico allenatore libero, che vedo all’altezza, è Giuseppe Galderisi. Avrebbe più entusiasmo dei calciatori stessi nel venire al Verona.

Setti è nell’occhio del ciclone

Il presidente Setti dovrebbe dialogare di più con la città, dovrebbe essere più coinvolto emotivamente. Verona ha tre squadre nel calcio professionistico. Non è che bisogna per forza andare a prendere i quadri dirigenti da fuori. Abbiamo ex gialloblù che conoscono bene l’ambiente che negli anni avrebbero potuto e potrebbero fare ancora bene in società. Ma non è certo solo Setti a non averli coinvolti, è un fatto sempre accaduto anche con i presidenti prima di lui. Non si è buoni presidenti nel buttar dentro i soldi, pochi o tanti che siano, ma nel sapersi circondare di persone competenti.

Si prevede un Bentegodi senza tifosi col Palermo

Io di uno stadio vuoto ho solo la triste esperienza di Torino in Coppa dei Campioni col Verona. Immagino sia una forma di protesta verso Setti. Mi dispiace per questa cosa ma io non condivido. La squadra deve essere sempre incitata. Non puoi dare un’arma in più a un avversario. La curva del Verona è un sostegno troppo importante.

La squadra sembra impaurita

A Verona, in B, sei obbligato a vincere.  Pesano, e non poco, i giudizi di tutti, della stampa, della gente.  Al Bentegodi un avversario sente il profumo della storia e ci mette qualcosa in più. I nostri, forse, sentono anche il peso della storia. Ed è un fardello, questo, che involontariamente gli abbiamo dato anche noi.

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