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Restare in Serie A è (anche) una questione di buona memoria

Il Verona prende forma in ritiro. Lavoro e umiltà i principi fondamentali, ricordando sempre da dove si arriva

Matteo Fontana

Comincia ad avere una prima identità il Verona, nel ritiro di Santa Cristina, in Val Gardena. Questo perché c'è uno zoccolo duro di giocatori che assicura continuità rispetto a quanto fatto nella passata stagione e poi per l'arrivo di nuovi innesti. Il mercato è complicato e difficile, i club sono guardinghi e usano grande prudenza per effettuare qualsiasi operazione. Comunque, l'Hellas ha inserito nel gruppo Mert Cetin, Giangiacomo Magnani, Kevin Ruegg e Ivor Pandur. Inoltre, ha riscattato per intero, confermandolo di conseguenza, Koray Gunter. Molto resta da fare e ci sono, tra l'altro, delle situazioni aperte che pesano, a cominciare da quella che riguarda la cessione di Marash Kumbulla.

L'esercizio utile da fare in questo periodo spinge ad essere realisti e, soprattutto, ad avere buona memoria, cosa che aiuta sempre a restare in Serie A. Ebbene sì: la salvezza è l'obiettivo. Chi pensa che il Verona bellissimo dello scorso campionato sia un punto di partenza per avviarsi a un agevole miglioramento dei risultati straordinari conseguiti (e chissà cosa sarebbe successo non ci fosse stata la devastante vicenda del coronavirus, con il blocco dell'annata a marzo e una ripresa fatta non per soldi ma per denaro, quello delle tv) è fuori strada.

Le ambizioni devono essere sempre supportate dal campo. Ritenere che sia semplice esprimersi a certi livelli, che la Serie A sia una certezza già garantita, che si debba anzi guardare a sogni sul filo dell'Europa è dannoso. Di sicuro, non lo fa nessuno all'interno dell'Hellas. Con Ivan Juric vigono delle regole precise, dei valori fondanti per la squadra: lavoro e umiltà.

Per  volare con la fantasia ci sarà tempo. Adesso, ci si ricordi da dove il Verona è partito, un anno fa: da primo "condannato" alla retrocessione, dicevano e scrivevano in tanti. La scalata dell'Hellas non è venuta dal caso, né è stata immediata. Un pezzo dopo l'altro, Juric, con il sostegno fondamentale della società, a cominciare da Tony D'Amico, ds accorto e bravo nel rapportarsi con equilibrio con un allenatore battagliero e, com'è giusto che sia, molto esigente (lo è con sé come con gli altri), il Verona è arrivato dove sappiamo.

La buona memoria, una volta di più, può aiutare a non prendere abbagli.

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