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Simeone, gol e gioco: ecco cosa gli chiede Di Francesco

Grigolini-Fotoexpress

Il nuovo attaccante del Verona oltre a segnare sarà chiamato a "dialogare" col resto della squadra

Michele Tossani

L'arrivo di Giovanni Simeone (in panchina nella sfida con l'Inter) va a rinforzare un reparto avanzato che, in termini di attaccanti puri, poteva contare fino ad oggi solo su Nikola Kalinić e Kevin Lasagna.

L’argentino è profilo conosciuto da Eusebio Di Francesco, dato che il tecnico scaligero lo ha avuto a sua disposizione già nella breve esperienza cagliaritana dello scorso torneo. In quella occasione il figlio del Cholo Simeone (tecnico dell’Atletico Madrid) era partito benissimo, realizzando quattro reti nelle prime cinque giornate, per poi spegnersi alla distanza (6 reti il bottino totale a fine campionato), patendo anche il cambio di guida tecnica che vide Leonardo Semplici sostituire sulla panchina rossoblù l’attuale allenatore del Verona.

Anche se non è finora esploso in serie A come ci si attendeva dopo il promettente inizio al Genoa (38 le reti segnate in 145 presenze tra Fiorentina e Cagliari, 50 in totale quelle in campionato), Simeone può garantire al Verona presenza in area (soprattutto nel gioco aereo) e capacità nell'attaccare la profondità. Quest'ultimo è elemento chiave per una squadra come l’Hellas, dotata di elementi validi nel ribaltare il fronte offensivo.

Dal punto di vista delle situazioni di attacco posizionale, con avversari schierati con un blocco difensivo basso, lo scorso anno DiFra chiedeva a Simeone di partire da punta centrale, col compito però di associarsi negli scambi con i quali il Cagliari cercava poi di rifinire l’azione offensiva.

In questo senso, anche a Verona è probabile che il tecnico abruzzese voglia che l’argentino vada ad associarsi ai compagni di reparto, venendo a giocare con loro ma essendo altresì pronto ad invadere l’area avversaria.

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