Ci siam tolti i Sassuolini dalle scarpe. Era ora, perché ci aveva spesso detto male al Mapei, soprattutto negli ultimi tempi. Per dettagli, si prega di rivolgersi a Ivan Juric che schiuma ancora rabbia e snocciola moccoli in serie solo alla vista di De Zerbi. Anche noi.
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Tonino Barak, “Tremal-Naik” Tameze, “Yanez” Veloso. È un Verona bello da morire
Tudor ha ristrutturato la casa e l'ha messa in sicurezza, questo Hellas ci riempie di orgoglio
Ieri sulle panchine di Sassuolo e Verona, non c’erano né l’uno né tantomeno l’altro, ma due allenatori che la scorsa estate vennero entrambi, in un modo o nell’altro, accostati alla panchina dell’Hellas. Poi Dionisi è finito al Sassuolo e Tudor al Verona, chiamato da Tony D’Amico a risollevare una baracca lasciata vacillante da Eusebio Di Francesco. Tudor, e senza ricorrere al Bonus 110, ha ristrutturato la casa e l’ha messa in sicurezza. Ha virato a 24 punti al giro di boa; tre partite nel nuovo anno e ne ha ora 30. Salvezza sempre più vicina; intanto certifichiamola con la cera lacca, che non si sa mai, poi si vedrà.
A Sassuolo il Verona arrivava dopo l’inopinato tonfo di una settimana prima in casa contro la Salernitana, che a tanti, noi compresi, ha fatto storcere il naso: “nove su dieci partite come quelle le vinci, ci è andata male” aveva detto Igor dei Tudor. Sebbene del nostro ci avessimo messo qualcosina, aveva ragione: non sempre il migliore vince. Così va il mondo, e così va soprattutto il calcio. Qualcosa da farsi perdonare aveva però pure lui, il centurione spalatino: ad esempio rinunciare al Tremal Naik Tameze, il cacciatore di palloni che la battaglia la ingaggia a ogni latitudine del campo. Complice la squalifica di Ilic, è tornato in mezzo ad affiancare e sostenere il professor Veloso, portoghese esperto, sveglio e intelligente quanto Yanez de Gomera. I benefici sono ora sotto gli occhi di tutti, Veloso ha diretto l’orchestra come il maestro Barenboim al concerto di Capodanno di Vienna e il povero Maxime Lopez Tameze lo ha così asfissiato da togliergli anche l’anima.
Abbiamo poi recuperato un giocatore di qualità e quantità come Barak, imprescindibile per le sorti di questa squadra. Tonino ne ha fatti tre, e non serve aggiungere altro. Sarebbe tuttavia riduttivo, nonché ingeneroso, derubricare la prestazione offerta dal Verona a questi due elementi. A Sassuolo la squadra è girata tutta a meraviglia e, soprattutto nel primo tempo, ha sfoderato un’esibizione come minimo di pari livello a quella con cui, mesi or sono, annichilì la Juve. Tutti hanno dato tutto e Tudor, Dionisi se l’è messo nella tasca della tutona ancor prima di scendere in campo.
Il Verona aveva tutto ciò che si richiede a una squadra per essere vera; una macchina perfetta per intensità, organizzazione e continuità. Uno spettacolo, non ce ne voglia Lorenzo da Cortona, anche meglio del Big Bang. Il Sassuolo, che solo una settimana prima aveva fatto a brandelli una truppa organizzata come l’Empoli, ci ha capito poco o nulla ed è finito tramortito lungo disteso.
E ora? Non essendo in possesso di poteri paranormali, non sappiamo dove questo Verona possa arrivare. Alla salvezza, come si diceva, quanto prima, poi chissà. Può vincere o perdere, ma un obiettivo l’ha però raggiunto, e da tempo. Pensiamo su questo si possa essere tutti d’accordo: è bello da morire questo Verona e vederlo giocare è qualcosa che ci riempie di orgoglio. Oscillante com’è il calcio sulle sue montagne russe emotive, non è poco. Anzi, diciamo pure che riuscire a tararsi su un motivo di equilibrio come questo, è una grande vittoria. Per tutti noi.
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