Ferdinando Chiampan è stato intervistato dal "Corriere di Verona". Riportiamo per intero le dichiarazioni, al riguardo della sfida tra Juventus e Verona, del patron dello scudetto gialloblù.
ex verona
AMARCORD CHIAMPAN: “JUVE E VERONA, CHE ANNI”
Il patron dello scudetto: "Grande rapporto con Boniperti. Cocente la delusione in Coppa dei Campioni"
“Ho sentito poco tempo fa Giampiero Boniperti. Mi hanno invitato ad una trasmissione sportiva e l’hanno chiamato al telefono. Era da tanto che non gli parlavo. Era un gentiluomo in anni in cui, nel calcio, per i gentiluomini c’era ancora spazio, e tale è rimasto”. Il Verona, la Juventus, gli anni ’80. Sogni e racconti per una rivalità che Ferdinando Chiampan ha vissuto da osservatore privilegiato. Sponsor gialloblù con la Canon, poi azionista, dopo proprietario e presidente dell’Hellas. Con Madama, duelli di fuoco in campo, una solida alleanza fuori, stretta intorno all’amicizia tra il patron gialloblù e il capo della Real Casa Bianconera.
Signor Chiampan, lei e Boniperti: una vicinanza nata tra pallone…
“E la caccia. La nostra comune passione. Quando la Juve veniva a giocare a Verona, se la stagione era aperta, salivamo in Austria e ci dedicavamo alla selvaggina. Tra i colpi di fucile, in una riserva a cinquanta chilometri da Vienna, si parlava anche di calcio. Ma non sempre, attenzione”.
Ci spieghi meglio.
“Quando vincemmo per 2-0 quella famosa partita con il celebre gol senza una scarpa di Preben Elkjaer, con Boniperti si evitò il discorso per tutto il viaggio di andata. Per loro fu una bella batosta. E comunque lui non le guardava mai per intero le gare: un tempo, e dopo via. Il resto l’ascoltava alla radio. Ci davamo appuntamento al casello dell’autostrada, a Verona Nord”.
Ma la Juventus, per lei come per chiunque ami l’Hellas, è sinonimo anche di un ricordo amaro, no?
“Si riferisce alla Coppa dei Campioni, immagino. Già, quella fu una delusione. Wurtz ce ne combinò di tutti i colori, il suo arbitraggio fu pessimo. Presentai un esposto scritto alla Uefa. Mi risposero, dicendo che sarebbero state effettuate delle indagini per accertare irregolarità. La lettera la conservo ancora. Ma della presunta inchiesta non sapemmo più nulla”.
Eppure lei con la Juventus conservò un rapporto favorevole.
“La loro dirigenza era composta da persone perbene. Inoltre il nostro ds, Mascetti, aveva relazioni di stima reciproca con Morini, che aveva la sua stessa mansione in bianconero. E sul mercato gli scambi erano frequenti”.
Dalla Juve passarono all’Hellas Fanna e Galderisi, ma non solo.
“Ingaggiammo Vignola dopo lo scudetto, però non ebbe fortuna con noi. Lo restituimmo alla Juventus e ci diedero Pacione, che fece molto bene. E al Verona arrivò anche De Agostini”.
Ma lo prendeste dall’Udinese…
“Grazie a Lamberto Mazza, altro uomo eccezionale, titolare della Zanussi e, appunto, presidente dell’Udinese. Non potevano fare mercato in entrata per sanzioni ricevute dalla Federazione. Così cedemmo loro Spuri e Galbagini per De Agostini. Mazza ci fece sapere che la Juve aveva già un’opzione. Ma da Torino ottenemmo il via libera all’operazione”.
Un anno dopo, De Agostini ci andò ugualmente alla Juventus. Insieme a Tricella.
“Fui io a completare quella trattativa. Prima era capitato di parlarne con Boniperti, ma erano state perlopiù chiacchiere. Poi si passò a discutere di fatti concreti e il trasferimento avvenne proprio nell’estate del 1987”.
Ci dice di Boniperti. Ma non ebbe mai contatti con Gianni Agnelli?
“Lo si vedeva alle partite, ma solamente di sfuggita. Il dialogo vera c’era con suo fratello Umberto. Piuttosto, l’Avvocato l’ho conosciuto di riflesso tramite Boniperti, ancora una volta. Lo svegliava all’alba, nei nostri lunedì dedicata alla caccia. La partita era stata appena disputata, così lui voleva essere messo a conoscenza di tutto quel che era accaduto, dare la propria opinione, scambiare pareri. E lo faceva telefonando alle quattro di mattina”.
Di quel mondo del pallone e di quelle sfide tra Verona e Juventus che cos’è rimasto?
“La signorilità di chi era all’interno di quelle società. Qualcosa che gli sviluppi di questo sport hanno ridotto, e molto. Lo stesso Boniperti mi ha raccontato che quando l’hanno allontanato dalla Juve per affidare il club a quegli altri dirigenti (il periodo di Moggi, ndr) a lungo non è più andato allo stadio. Ma ora c’è tornato, ed è giusto che sia così”.
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