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Succede che ora abbiamo una squadra. Non piovono rane

Succede che ora abbiamo una squadra. Non piovono rane - immagine 1
La strada è durissima, ma almeno questo scapestrato Verona pare averla imboccata

Lorenzo Fabiano

Tempi grami; c’è la guerra a colpi di cannone alle porte dell’Europa, l’inflazione galoppa come non faceva da quarant’anni, le bollette salgono alle stelle, la benzina pure, nel lavoro il precariato è sistemico, e l’ambiente è malato. Manca solo che dal cielo piovano rane come in Magnolia (ma ci consoliamo con le zanzare che ronzano a gennaio) e siamo a posto.

Confidi che un sollievo te lo possa dare il pallone, e invece nel pallone ci finisci tu. L’Italia ai Mondiali partecipa seduta sul divano, se ne vanno tre tenori come Mihajlovic, Sconcerti e Vialli, il calcio piange la scomparsa del suo re, Pelé, e il Verona, la tua squadra del cuore, affonda miseramente. La sosta per il petrocalcio qatariota è però benefica. 

Il Verona va a stendersi sul lettino dell’analista, si guarda dentro e fa i conti con ciò, tanta roba, che non va. Setti richiama il figliol prodigo Sean, ma alla guida del torpedone serve uno che abbia la patente C perché Sasà Bochetti non ce l'ha. E Setti che fa? Trova uno che la patente C, intesa come serie C, è il suo pane. Marco Zaffaroni la serie A non l’ha mai vista, la B poco: poteva assaggiarla al Chievo ma il sogno è svanito nei tribunali del calcio ancor prima di cominciare, l’ha toccata a Cosenza, ma è durata giusto una quindicina di domeniche. Arriva al capezzale del Verona ad affiancare Sasà, nello scetticismo generale: «Gh’avemo du allenatori ke non i ghe ne fa uno» è la battuta carina che circola sui banconi dello osterie. Lui parla poco, con quell’accento della periferia milanese, roba operaia da sveglia all’alba per recarsi in fabbrica nella nebbia. Altro che fiammeggianti Suv, semmai ha l’aria di chi il tram lo conosce bene il Zaf.

Poi arriva l’anno nuovo, e con la ripresa del campionato il Verona moribondo che ti combina?  Fa pari a Torino a casa della Tigre di Spalato e quindi stende la Cremonese nello scontro diretto per la sopravvivenza; in cinque giorni raggranella 4 punti, solamente uno in meno di quanti ne ha messi insieme in quattro mesi. Oibò, va bene che il calcio è una follia, ma che diavolo succede? Eravamo già pronti e celebrarne le esequie, quando il Verona si rianima e alza la testa. Cenni di vita, di anima resuscitata, ma soprattutto di squadra ritrovata. Sissignori, succede che abbiamo ora una squadra. Ce l’avessero detto solamente una decina di giorni fa, ci saremmo messi a ridere con le gengive bagnate dal fiele. Più facile che Papa Francesco mettesse la museruola a Padre Georg. E invece è successo (anche Francesco pare abbia messo la museruola a Padre Georg, ma vabbè). 

La strana coppia Zaf & Bok ha fatto le scelte: Hien al centro della difesa, il Braveheart Doig al galoppo nella brughiera di sinistra, Lazovic leader per classe, il rientro di Ilic, Tameze che torna Tremal Naik, fiducia al motorino Kallon e al torrione Djuric al centro dell’attacco. I risultati si son visti. Ora, non montiamoci la testa e rimaniamo coi piedi nel fango, perché nel fango continuiamo a stare; la strada che porta alla redenzione è tutt’altro che illuminata. È durissima, sporca e polverosa, tutta in salita, ma almeno questo scapestrato Verona pare averla imboccata. E, visto come siamo messi, non è poco. Almeno, per ora, sappiamo che non pioveranno rane. Poi si vedrà.

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