gazzanet

Verona all’assalto, che botta di vita l’Hellas di Juric

Getty Images

I gialloblù mettono in crisi la Juventus: è un'altra grande partita

Lorenzo Fabiano

Non sappiamo se Ivan Juric sappia governare al timone una barca. Forse sì: viene da Spalato, città marittima, e l’aria ruvida e furbesca del tipico lupo di mare ce l’ha. Pipa e berretto di lana fraccato sulla capa, e saremmo a posto. Accontentiamoci delle rollate di tabacco (rigorosamente Pueblo, mi raccomando). Vanno bene pure quelle. Sarà che con Luna Rossa nella acque del Golfo di Hauraki a Auckland siam diventati tutti nocchieri di rango, persino quel tale che incroci la mattina al bar che solo per aver portato al largo di Cesenatico la sua signora e i pargoli in pedalò si sente un provetto skipper e ostenta cognizioni veliche che neanche il sanguigno Cino Ricci, ma il Tigrotto Spalatino avrebbe tutto per essere un campione di Match Race, l’uno contro uno in acqua, che è il sale della Coppa America.

Marcamento asfissiante, pressing, per poi ripartire, prendere in contropiede e sfuggire alle grinfie del tuo avversario. Il suo calcio è quello, antico per certi versi, aspetto quest’ultimo che gli conferisce ancora più fascino. Rompe la noia mortale dei fraseggi, dei dialoghi orizzontali che stanno a una  partita di pallone come un mieloso eloquio di Zingaretti a Barbara D’Urso. È una botta di vita il Verona, ti scarica addosso tanta di quella adrenalina che te la porti appresso tutta la settimana. Uomo contro uomo, come al campetto, come nei libri di Osvaldo Soriano e Eduardo Galeano. Roba sana e sincera.

In fondo, il calcio è quella roba lì, altro che Tiki-Taka o panne montate simili. Ce ne fosse bisogno, la partita con la Juve ha detto ancora una volta questo. Partita sporca, aspra, tosta ma viva. Ha sofferto all’inizio, e tanto, il Verona: «Ma che c...state facendo? Sveglia!» arrembava dalla panchina infuriato con i suoi, Juric. La strigliata è servita, e dopo una ventina di minuti i micetti sono tornati a essere tigri. Ma il meglio è venuto nella ripresa, nel momento più difficile quando il Verona è andato sotto, steso dal morso letale del mamba Ronaldo.

Altri avrebbero esposto il fianco e sarebbero finiti a brandelli, non questo Verona che quando rischiava la deriva non si è perso d’animo e ha subito ritrovato la sua anima Salgariana. Avanti, all’assalto, uomo contro uomo, metro su metro. Pareggio sacrosanto, e un finale arrembante in cui Madama se l’è vista davvero brutta rischiando di fare la stessa fine di Sir Ben Aisley, il baronetto al timone dello scafo inglese affondato dai pirati di Luna Rossa. Un’altra esibizione di attributi, esplicita espressione di un modo di fare calcio che al di là del campanile, rimette i canoni di una partita di pallone al centro, come la chiesa del villaggio. Il calcio è sfida e conquista, io contro te, come una regata di Match Race in Coppa America. E Juric questo lo sa fare benissimo. Sostiene che la squadra sia al 30%; non prendeteci per Marzulli, ma una domanda ci sorge inevitabilmente spontanea: se mai arriverà o solo si avvicinerà al 100% che cosa sarà mai capace di fare? Lo scopriremo da qui a maggio. Intanto godiamocela. Avanti allora, all’assalto!

Potresti esserti perso