A tu per tu col grande telecronista

Pizzul: “Verona, campionato straordinario. E l’Italia…”

Foto hellas1903.it

Il giornalista: "Che bello il calcio a tutto campo di Juric"

Ilaria Pujatti

A poco meno di 20 giorni dal suo ottantatreesimo compleanno abbiamo fatto due chiacchiere con Bruno Pizzul sul campionato del Verona e in generale sul momento del calcio italiano.

Lei ha visto il Verona d’oro negli anni dello scudetto, che cosa ne pensa della squadra di oggi?

L’Hellas sta facendo un campionato straordinario, decisamente oltre le aspettative. Dopo lo scorso anno, che già era stato incredibile, credevo che la squadra avrebbe pagato una sorta di pedaggio a causa delle numerose assenze, ma non è stato così. Juric sta facendo un ottimo lavoro riuscendo a far giocare un calcio accattivante che sappia unire l’utile al bello. È un calcio a tutto campo, non speculativo, molto simile a quello dell’Atalanta, che si sta facendo valere.

È stato voce emblematica della nostra Nazionale, che ne pensa dei ragazzi di Mancini?

È una squadra intorno alla quale Mancini è riuscito a riportare tifo e passione popolare. Si è vissuto un periodo di disaffezione nei confronti della Nazionale negli scorsi anni ed è stato importante l’apporto del CT, che ha voluto dare spazio ai giovani.

Questa sera si gioca Italia-Irlanda del Nord per le qualificazioni, che cosa si aspetta?

Sono certo che sia un momento di cambiamento e spero lo si vedrà già da questa sera. È positivo, come ho già detto, poter contare su nuove leve e nuovi giocatori.

Come tutti sappiamo durante la sua carriera non ha mai potuto raccontare di un’Italia che alzasse la coppa…

Mi fa molto ridere questa affermazione perché tutti me lo dicono. Ci tengo, comunque, a rassicurare lei e non solo che non ho perso il sonno per questo. Mi è dispiaciuto molto per il terzo posto nel ’90 ad essere sincero. Per quanto riguarda la finale del ’94, invece, non ho molti rammarichi perché non credo che avremmo meritato la vittoria.

E quando l’Italia ha vinto nel 2006, proprio l’edizione successiva alla sua ultima, non si è sentito un po’ tradito?

Assolutamente no, anzi ne sono stato contento.

Stiamo vivendo una situazione molto particolare a causa della pandemia. Crede che sia stato giusto continuare a giocare oppure anche il calcio si sarebbe dovuto fermare?

Questa è una domanda impegnativa. Nel rispetto delle regole di distanziamento e prevenzione, che comunque stanno venendo gestite in maniera molto differenziata e lo vediamo continuamente, credo che sia stato giusto giocare e continuare a farlo. Certo, la speranza era quella che ne saremmo usciti prima, ma purtroppo siamo ben lontani da una risoluzione definitiva. C’è da dire, però, che il calcio è profondamente radicato nella nostra cultura popolare e sicuramente il potersi raccogliere attorno agli eventi sportivi costituisce un importante motivo di svago da quelle che sono le attuali difficoltà economiche e sociali. È così anche quando si gioca con gli spalti vuoti come sta accadendo ora, ma spero che presto ci si potrà avviare verso un ritorno alla normalità, magari con ingressi contingentati.

Il calcio al giorno d’oggi non si fa soltanto con i giocatori. Crede che anche i telecronisti possano avere un ruolo di spessore in questo momento?

Certamente. Il loro apporto è fondamentale per quello svago di cui parlavo prima.

Che ne pensa della telecronaca degli ultimi anni?

I telecronisti di oggi sono tutti molto bravi, anche troppo bravi e troppo preparati. È un modo di raccontare il gioco molto diverso. A volte ho l’impressione che si dia più importanza alla cornice attorno alla quale si gioca, piuttosto che alla partita stessa. Oggi si tende a proporre delle immagini a mosaico. È un commento molto sincopato con incisi e una valutazione che talvolta risulta eccessiva.

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