Quando l’assessore allo Sport di Cosenza, dott. Vizza, martedì scorso ci disse al telefono: “Che problemi ci sono? Sabato per noi si gioca. I lavori procedono secondo modi e tempi previsti, la commissione provinciale ha dato parere positivo”.
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Cosenza-Verona: tragicommedia d’autore a firma “Belpaese”
Quando vedi poi il campo e pensi che le patate scapperebbero per non farcisi piantare.
Quando vedi carriole piene di terra e sabbia due ore prima della gara sospinte sotto la calura di Cosenza per cercare di rattoppare le falle nel terreno, e gli addetti che segnano col gesso nonostante tutto, per apparecchiare una bella tavola.
Quando sai che l’impresa di giocare sarà impossibile ma vendi i biglietti e muovi decine di persone da Verona per farle attendere fuori dallo stadio fino all’ultimo.
Quando capisci che certe cose in Italia accadranno sempre, e che anche per questo ci scanniamo e ci scanneremo ancora tra guelfi e ghibellini su tutto.
Ti cascano le braccia, quantomeno.
L'unica persona coraggiosa (ma un plauso va anche alla pazienza del Verona e dei suoi tifosi giunti al Marulla in 88) è stata l’arbitro, il sig. Fabio Piscopo di Imperia. No, non se l’è proprio sentita di mettere a repentaglio caviglie e ginocchia dei calciatori. E immaginiamo le pressioni che potrebbe aver subito perché si giocasse. Bravo lui. Il resto una vergogna.
E ora che in via Belgio si richieda lo 0-3 a tavolino, che da regolamento appare scontato. Almeno quello.
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