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Michael Ferrier è diventato un caso quando, nel 1996, era ormai un giocatore del Verona, ingaggiato per la stagione successiva dall'Hellas a un passo dalla promozione in Serie A.
Il suo arrivo fu contestato dalla Curva Sud con un manichino nero impiccato e uno striscione: "El negro i ve là regalà. Dasighe el stadio da netar", appeso durante un derby con il Chievo.
Ferrier, centrocampista olandese di colore, non fu mai del Verona e andò alla Salernitana.
Ora, a 41 anni, ha aperto dei ristoranti di sushi in patria e parla con "Il Mattino", nell'edizione di Salerno, di quei giorni e del suo sostegno, domenica, per la formazione granata nella gara con l'Hellas.
Dice Ferrier: "Avevo 19 anni, firmai con l'Hellas tramite l'agente Mino Raiola. Non fui accolto bene, sarei stato il primo giocatore nero lì e i tifosi non gradirono. C'era razzismo in città. Andai a Verona con mio padre ma trovammo un manichino nero impiccato allo stadio. Non fu una bella cosa, stracciamo il contratto".
E poi: "Salernitana, batti il Verona anche per me: ci proverei gusto".
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