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“Il calcio è vita, figliolo”

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Cronaca di quell'ottobre 2021, quando il Verona...

Lorenzo Fabiano

«…E con la Juve mica finì quella sera, sai»

E che successe nonno?

«La conosci la storia della pandemia del 2020, vero? Sai che dopo pochi giorni il mondo finì nella morsa di un virus, coronavirus si chiamava, che venne dalla Cina».

Sì, ne abbiamo parlato a scuola. C’è un intero capitolo sul libro di storia.

«Fece milioni di morti, 130mila solo in Italia, il primo Paese europeo a essere colpito. Vivemmo barricati casa, in città deserte, popolate di fantasmi. “Lockdown” lo chiamavano. Francamente, non so perchè usino sempre parole inglesi, quando abbiamo una lingua bellissima. Vabbè dai.. Quel Verona-Juventus del febbraio del 2020, fu però l’ultima volta che potemmo andare allo stadio»

Ho letto che poi si giocò per un bel po’ a porte chiuse, senza pubblico.

«Terribile. La morte del calcio, una tristezza infinita. Fu durissima, ma dalla pandemia pian piano ne uscimmo, grazie alla scienza. Sebbene ci fosse chi al vaccino era contrario. Potevi frequentare gli ambienti pubblici, solo munito di un certificato, una sorta di lasciapassare, il Green Pass. Tirava aria tesa in Italia, non erano bei giorni. Fatto sta che con quel certificato potemmo tornare anche allo stadio a vedere il nostro Verona. Dammi un’altra sigaretta per piacere…»

Ancora, fumi!

«Me lo diceva sempre anche tua nonna. Adesso vedi di non rompere le scatole pure tu, ragazzo, eheheheheh. Dai, da bravo»

E va bene, eccole.

«Bon, adesso se ragiona. E già che ci siamo, visto che uno più uno fa ancora due, prendi il cognac dal mobiletto e versamene un goccetto»

Anche quello??? 

«Un’altra obiezione e la piantiamo qua, giuro. Per parlare di certe cose, serve il contorno adatto. Qua la tavola va apparecchiata, parliamo di Verona-Juve, mica robetta. E poi, scusa, ma dove ti hanno tirato su? In un convento delle Orsoline? Sempre stata rigida mia figlia. Tutta sua madre. Santa donna, per carità, ma a volte mi pareva di stare in caserma, Presentat-arm! Uhmmm, il cognac…Balòn, cicca e cognac. Ogni cosa al suo posto. Direi che adesso ci siamo»

Va bene dai…

«Pensa che fu proprio con la Juventus che rividi il Bentegodi pieno, o quasi, un anno e mezzo dopo. Era un sabato di fine ottobre. Pensa che a Verona c’era il Carnevale»

Il Carnevale a ottobre???

«Sì. Fu una specie di recupero dell’edizione 2021, che era saltata per la pandemia.  Non fu una grande idea, secondo me. Comunque, andò così. Sai, devi capire che il mondo era completamente ribaltato in quel periodo»

Dai, raccontami della partita con la Juve.

«Innanzitutto, erano cambiate tante cose in un anno e mezzo»

Cosa?

«Juric era andato via. Aveva programmi più ambiziosi, al presidente Setti chiedeva una squadra più forte, ma il Verona non poteva accontentarlo. Così andò al Torino. E mi dispiacque molto, perchè quell’uomo così ruvido mi piaceva tantissimo. Il bello è che secondo me, neanche a farlo apposta, il Verona era davvero più forte rispetto all’anno prima. Erano arrivati bravi giocatori. Juric non lo disse mai, troppo orgoglioso, ma credo in cuor suo si fosse pentito della sua scelta. Al suo posto fu scelto un tal Di Francesco che aveva allenato la Roma, e fu un errore. Tre partite, tre sconfitte. Lo cacciarono e al suo posto arrivò, pensa, un altro croato, di Spalato come Juric, Igor Tudor, un omone che aveva giocato per anni proprio nella Juve. In pochi giorni riuscì a risollevare la baracca. Una settimana prima della Juve, il Verona ne fece quattro alla Lazio. E i quattro gol li fece tutti un ragazzo argentino, Giovanni Simeone. Uno sveglio con la faccia da Gian Burrasca. Che giocatore El Giuanìn».

E la Juve?

«Anche alla Juve erano cambiate tante cose. Dopo Sarri, chiamarono Pirlo. Non andò benissimo, e fecero tornare Allegri che aveva vinto tantissimo. Ronaldo, sai il fuoriclasse portoghese’ Beh, anche lui era andato via. Alla Juve in quel periodo le cose non andavano affatto bene»

Raccontami della partita

«Per un tempo non ci fu partita. In campo c’era solo il Verona, che prese a sculacciate la Signora. In nemmeno un quarto d’ora El Giuanìn, sempre lui, ne aveva già fatti due. Uno spettacolo. Soffrimmo nel secondo tempo, soprattutto quando segnarono un gol con un americano, Mac qualcosa…non ricordo. Tenemmo duro fino alla fine. Fu una vittoria bellissima, ragazzo. Son passati tanti anni, ma di quella sera mi resta soprattutto un ricordo»

Quale?

«La felicità, la gioia negli occhi della gente. Roba da brividi. Fu come tornare a vivere. La luce ritrovata alla fine del tunnel. Non la dimenticherò mai quella sera. Capisci perchè ti dico che il calcio è vita, figliolo?»

Sì, nonno. Me lo dici sempre

«E finchè campo, non mi stancherò mai di ripetertelo. Uhmmm, che bon sto cognac, e non volevi nemmeno darmelo!»

Lo faccio per il tuo bene, nonno.

«Lo so ragazzo, lo so. E se vuoi far del bene a tuo nonno, fai una cosa: continua a chiedergli del Verona. Così mi fai tornare giovane. Grazie tesoro».

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