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Il Verona più brutto, la vittoria più bella. Buona Pasqua gialloblù

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Gli dei del pallone hanno dato una mano, ma un Hellas come quello di ieri non può salvarsi

Andrea Spiazzi

Se esistono gli dei del pallone certamente ieri hanno fatto in modo che i 120 anni di storia del Verona potessero essere ricordati con un sorriso. Essi hanno agito non perché i sedici scesi in campo avessero onorato quella maglia. Lo hanno fatto, forse, in ricordo dei giorni di gloria, quei Glory Days che, seppur rari, hanno toccato i vertici più alti delle corde emotive di un popolo, una città, che non smette di soffrire e gioire per questi colori.

Ora, e veniamo al sodo, un fatto è chiaro. Il gruppo di calciatori ha una nuova possibilità, ma deve innanzitutto guardarsi dentro. Non è certo giocando come col Sassuolo che porterà il club alla salvezza. Perché gli dei ti danno una mano, ma poi devi metterci del tuo. Devi metterci tutto quello che ieri non c'è stato, fatto salvo, in parte, l'ultimo quarto d'ora.

Serve una rivoluzione nella mente e nell'animo. Serve una decente organizzazione in campo che devono dare gli allenatori, che ora non c'è. Serve una fame di riscatto che è andata perduta. Serve smetterla di tirare in ballo l'Inter con lo Spezia, una scusa ridicola a cui ancora ci si aggrappa. Basta. Serve essere uomini più coraggiosi dei pavidi e sbiaditi protagonisti di ieri. Allora sì che anche gli dei potrebbero accompagnare questo stentato Verona verso un traguardo tanto difficile quanto ancora possibile.

Buona Pasqua, gialloblù.

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