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Juric e il suo Verona, come l’Hellas è partito così bene

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Il bilancio dopo 12 giornate: 3-4-2-1, difesa-pressing, organizzazione tattica e corsa

Michele Tossani

Il Verona arriva alla sosta di novembre occupando la decima posizione in classifica, a +6 da Sampdoria e Genoa, cioè le squadre che attualmente sono al terzultimo posto nella massima serie.

Un risultato sorprendente tenendo conto di quali fossero le previsioni della vigilia, tanto è vero che, se non fosse per il Cagliari, la compagine scaligera potrebbe essere tranquillamente considerata come la vera sorpresa di questa prima parte di campionato.

Grande merito per quanto conseguito finora va al tecnico Juric, accolto con diffidenza nella città di Romeo e Giulietta e invece rivelatosi abile tattico. Il suo Hellas ha infatti creato difficoltà a tutte le grandi fin qui incontrate (Juventus, Napoli e Inter) e ha raccolto punti contro compagini che erano destinate o che si sono ritrovate a dover lottare per il medesimo obbiettivo dei veneti, vale a dire il mantenimento della categoria.

Consapevole dei limiti della rosa a sua disposizione, l’allenatore croato ha deciso di puntare su due fattori vitali per cercare di tenere in linea di galleggiamento la barca gialloblù: intensità (fisica e agonistica) e organizzazione tattica.

Il suo 3-4-2-1 è costruito, in fase di non possesso, a immagine e somiglianza del suo tecnico, cresciuto alla scuola di Gasperini. E infatti la fase difensiva scaligera ricalca in qualche modo quanto applicato dall’attuale trainer dell’Atalanta.

Il Verona è infatti squadra che attua una difesa-pressing orientata sull’uomo. Tuttavia, all’interno di questo costrutto tattico si devono distinguere i compiti dei centrocampisti da quelli dei difensori. Infatti, in linea di massima, gli interni di centrocampo (Amrabat e Miguel Veloso) sono disposti in marcatura a uomo ‘battezzata’ sui centrocampisti avversari mentre i centrali difensivi si occupano di marcare (anche con uscite profonde) gli avversari che in quell’azione si trovano a gravitare nella loro zona di competenza.

In alcune occasioni, come ad esempio contro il Milan, una delle due mezzepunte (di solito Zaccagni) ha il compito di ripiegare sulla linea dei centrocampisti per aiutare la squadra a non rimanere in inferiorità numerica contro compagini che utilizzano tre centrocampisti centrali.

Un contesto del genere lascerebbe presupporre un atteggiamento iper-aggressivo con grande enfasi posta sulla ricerca di duelli individuali in fase difensiva. In realtà, se guardiamo alle statistiche, notiamo come il Verona si ultimo in serie A per contrasti a partita (13.7).

La squadra di Juric vince una larga maggioranza di questi contrasti (62.6%) ma, come detto, non è squadra che esaspera la ricerca dell’uno contro uno. Questo dato fa il paio con quello relativo al tipo di pressing effettuato mediamente dagli scaligeri secondo l’indice PPDA (Passes Allowed Per Defensive Action). Il dato dell’Hellas (9.88) è l’undicesimo del massimo campionato.

Queste statistiche difensive confermano quanto si osserva guardando le partite della squadra di Juric. Il Verona è infatti abile ad alternare pressioni ultra-offensive e offensive a situazioni di difesa posizionale bassa, a seconda del contesto. Così, i gialloblù hanno giocato partite con un baricentro basso, come contro l’Inter (45.7m di media) ed altre con un baricentro più avanzato, come nel caso della sfida con la Samp (52.32m).

In generale comunque il Verona corre molto, sia con che senza palla (quinta per km percorsi con 108.297), non ama il possesso palla (47% di media) e non è molto pulita tecnicamente (appena il 75.7% di passaggi riusciti fin qui).

Anche a quest’ultimo punto si possono imputare le difficoltà che la squadra di Juric ha mostrato nella fase offensiva. I veronesi sono penultimi per tiri a partita (10.7) e ultimi per quelli in porta (3.2). Nonostante ciò la squadra riesce comunque a crearsi buone occasioni come dimostra il dato relativo ai npxG (11.81) che colloca i gialloblù davanti ad altre cinque squadre (Udinese, Torino, Spal, Brescia e Lecce).

Una maggior precisione in fase di rifinitura e di conclusione (ben 8 i pali colpiti) potrebbe consentire al Verona di produrre più tiri dall’interno dei sedici metri avversari (ad oggi 6.1 a partita) e di essere più efficace in sede realizzativa.

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