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La coperta resta corta. E ora serve un miracolo

Il mercato del Verona si chiude al ribasso. Pecchia è chiamato a un'impresa storica

Matteo Fontana

Per chi avesse avuto qualche dubbio in merito (si presume, pochi formidabili ottimisti), adesso è arrivata la conferma: la salvezza del Verona passa da un miracolo sportivo. Non ci sono sorprese, perché era così in estate, lo è stato in autunno, lo sarà ancor di più in inverno. La coperta non si è allungata, Fabio Pecchia dovrà inventarsi un’impresa sportiva per farcela.

 

Il mercato non mente. L’Hellas ha perso, come previsto fin da agosto, il miglior difensore in rosa, Martin Caceres, e l’ha sostituito con un giocatore che, al debutto, ha impressionato per carisma e personalità, Jagos Vukovic. Bene. Non ha mai pensato, tuttavia, di prelevare un terzino sinistro, alternativo all’adattato Fares e a Souprayen, troppo spesso in difficoltà, salvo che non si pensi che Boldor possa supplire all’occorrenza. A destra ha seguito Krafth, ma l’affare, da possibile, è diventato irrealizzabile, e così il Verona è rimasto a mani vuote.

 

Centrocampo di dolenti note: ceduto Bruno Zuculini al River Plate, con un’operazione redditizia sul piano economico e che il giocatore non poteva non gradire, non si è proceduto a rimpiazzarlo. Non essendo partito Fossati – e ci mancherebbe: ha un contratto in essere –, altri sostituti non sono arrivati. Bisognerà tenere in una teca Büchel, divenuto titolarissimo e imprescindibile, per non trovarsi con pericolose voragini. O, altrimenti, auspicare che Calvano si tramuti da cambio per il finale di gara in rinnovata certezza, al pari di Laner o dello stesso Valoti.

 

Attacco: Petkovic ha aggiunto fisico al reparto offensivo, d’accordo. Matos assicura tecnica e velocità. Aarons è una scommessa. Boyé è sfumato, come, in altri reparti, Carlos Sanchez e Luca Rigoni. Si doveva fare di più? Eccome, ma è questione di cassa. Il Verona, che domenica, con la Roma, conterà proprio su Petkovic come unico centravanti (Kean è squalificato), ha venduto quanto serviva, con Pazzini e Bessa che non facevano più parte dei programmi e che rischiavano di essere un equivoco permanente anche all’interno dello spogliatoio. Ha comprato, non ha completato.

 

Adesso, per fortuna, si giocherà e basta. Sedici partite per dimostrare che la coperta di gennaio, nata cortissima ad agosto, sarà in grado, a maggio, di salvare il Verona. L’impresa è per gli uomini di grande fede.

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