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L’AIC attacca: “Calciatori discriminati”. Spadafora, chiarimento con Tommasi

Il ministro dello Sport: "Non c'erano alternative, necessario differenziare la ripresa per gli sporti di squadra"

Redazione Hellas1903

L'AIC ha diffuso una nota per prendere le distanze dal Dpcm con cui è stato stabilito che i giocatori di calcio non possano tornare ad allenarsi, cosa invece permessa agli atleti di discipline individuali.

Questo il contenuto del comunicato: "L'Assocalciatori manifesta le proprie perplessità, nonché la sorpresa, in merito alla decisione del Governo sulla modalità di ripartenza dello sport italiano.

Si ritiene, infatti, discriminatoria, prima ancora che illogica, l’idea di far riprendere l'attività negli impianti sportivi ai tesserati di discipline sportive individuali e non consentire ai calciatori professionisti – così come ad altri atleti tesserati per discipline di squadra – lo svolgimento di allenamenti in forma individuale nei centri sportivi, come peraltro già consentito nel mese di marzo 2020. 

La norma, inoltre, rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio!

Per il lavoratore sportivo la fase di riatletizzazione dopo questo stop obbligato è un passaggio necessario e utile anche ad evitare infortuni e per essere pronti per iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo; non v’è chi non veda come sia sicuramente più pericoloso fare attività individuale nelle zone cittadine e su superficie inidonee.

Rimane l’auspicio di un pronto intervento del Governo utile ad eliminare le evidenti distorsioni che deriveranno dalla applicazione delle norme contenute nel DPCM del 26 aprile u.s.".

Tuttavia, il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha poi avuto un colloquio con Damiano Tommasi, presidente dell'AIC, in cui ha chiarito che "non c'era altra scelta rispetto alla differenziazione nella ripresa degli allenamenti tra sport individuali e sport di squadra". Questo, in base alla indicazioni ricevute dal comitato tecnico scientifico cui il Governo fa riferimento.

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