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Mondiali, Akinfeev e quella parata alla Garella

Il portiere della Russia respinge ai rigori come il numero uno del Verona dello Scudetto

Redazione Hellas1903

Claudio Garella ha rappresentato un'icona tra i portieri degli anni '80. Un simbolo di stile al contrario: all'apparenza goffo e privo di classe, invece efficacissimo e, alla sua maniera, rivoluzionario. Un punk, come recitava una maglietta commercializzata da un marchio d'abbigliamento tempo fa.

La specialità di Garella era la parata con i piedi. In realtà, i palloni li respingeva con qualsiasi parte del corpo. Gianni Agnelli, l'Avvocato, lo descrisse con una battuta leggendaria: "Garella? Il miglior portiere del mondo, senza le mani".

Al Mondiale in corso c'è un emulo del celebre "Garellik", e ieri è passato alla storia spingendo la Russia ai quarti di finale del torneo: il suo nome è Igor Akinfeev, e sulla clamorosa eliminazione negli ottavi della Spagna c'è il suo sigillo.

Akinfeev, nella decisiva serie di rigori che ha risolto l'incontro, fermo sull'1-1 dopo tempi regolamentari e supplementari, ha respinto due dei cinque penalty battuto dalla formazione guidata dal ct Hierro. Prima l'intervento su Koke, poi quello su Iago Aspas. Ed è in quest'ultimo caso che in molti, guardando la partita, hanno evocato Garella.

Il tiro secco dello spagnolo, Akinfeev all'apparenza spiazzato, e invece ecco che il portiere russo alza un piede e ribatte la conclusione, facendo impennare il pallone e spingendolo lontano. Il boato dello stadio Luzniki, il grande impianto in cui, alle Olimpiadi del 1980, Pietro Mennea vinse la medaglia d'oro nei 200 metri, il teatro del trionfo nel salto in alto della veronese Sara Simeoni, è stato imponente.

Chissà cos'ha pensato Claudio Garella, in quel momento. Anche Akinfeev, senza dubbio, è un punk. Il suo "predecessore" ha vinto due scudetti. Resta uno degli eroi del tricolore del Verona, nel 1984-85. All'Hellas arrivò, Garella, nel 1981, con la fama di portiere ruvido, tendente alla pinguedine e facile protagonista di gravi errori, tant'è che quando giocava nella Lazio era stato etichettato con una sgradevole definizione: "Paperella".

Il Verona lo prelevò dalla Sampdoria e da lì cominciò un'altra storia, destinata al mito. Poi Garella passò al Napoli e vinse un altro scudetto, nel 1986-87, senza rinunciare a quel suo modo di parare bizzarro (ma poi, andando oltre la stoccata ironica di Agnelli, non se la cavava male neppure con le mani...) e fuori da ogni schema.

Akinfeev, come Garella, è finito spesso nel vortice delle critiche per degli sbagli che sono costati sconfitte amarissime alle sue squadre (gioca nel CSKA Mosca). Al Mondiale brasiliano del 2014 furono i suoi svarioni a spingere la Russia fuori dalla competizione.

Ora, il riscatto, alla stessa maniera di Garella. Il calcio si gioca con i piedi. E se sei un portiere farlo è ancora più bello.

M.F.

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