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Il Verona tra batoste e flop di mercato: non resta che rimboccarsi le maniche

Il Verona tra batoste e flop di mercato: non resta che rimboccarsi le maniche - immagine 1
22 per la salvezza ci sono, c’è anzitutto da dare un assetto alla squadra
Andrea Spiazzi
Andrea Spiazzi Direttore 

Il Verona viene da una due giorni terribile: batosta con la Lazio e flop clamorosi di mercato. Se l’una ha richiamato i tempi bui dello scorso anno quando l’Hellas “non si presentava in campo” nei molti momenti di blackout che hanno portato gragnuole di palloni alle spalle di Montipò, i falliti tentativi di pescare un sostituto di Suslov hanno depresso un ambiente già scosso, appunto, dai fantasmi ripropostisi all’Olimpico.

Baldanzi e Faivre sono forse stati nomi “eccessivi” per l’Hellas. Un’anomalia, l’aver cercato all’ultimo giocatori affermati, che in questo caso non ha prodotto risultati. E’ sembrato quasi che il Verona abbia fatto i conti senza l’oste, per Baldanzi il club giallorosso, per il francese il giocatore stesso, che pare si sia tirato indietro all’ultimo, come sembra abbia fatto anche Richardson della Fiorentina, peraltro non certo finora un fenomeno del calcio. Questa la narrazione degli esperti di calciomercato su ieri. Sia andata o meno così, il risultato resta quello: zero ingressi, tranne il giovane Yldiz dal Bayern Monaco che sarà girato in Primavera.

Nonostante tutto questo il Verona una squadra ce l’ha. Qualcuno dice migliore dello scorso anno e non ci va molto distante. Nelsson, Al Musrati e Orban non sono noccioline, per quanto hanno fatto vedere in carriera. Giovane, sinora, è il migliore in campo tra i gialloblù. Nunez ci sta, Ebosse è ancora da capire, Valentini tornerà.

A Roma si poteva e doveva fare meglio anche senza Baldanzi o Faivre. C’è anzitutto da sistemare l’assetto della squadra, che con la Lazio è stato, diciamo, perlomeno “fantasioso”. L’Hellas è sembrata una squadra che si è conosciuta per la prima volta il sabato precedente.

Il mercato del Verona è stato campione di minima spesa. Buona parte dei denari investiti sono andati, infatti, per i riscatti obbligatori e per Sarr. Ci sono poi i prestiti, alcuni onerosi, e gli svincolati. Cresce, però, probabilmente, il monte ingaggi. Lo sforzo per migliorare la rosa, o quantomeno tamponare le partenze con dei buoni innesti, c’è comunque stato, aldilà del patatrac di ieri.

Tornando al campionato, in fondo ci sono da raggranellare 32/35 punti, si parte comunque iscritti al campionato del “Mettine sotto tre”. Con questo obbiettivo da sopravvivenza estrema tutto ciò che verrà in più, si spera, sarà manna nel deserto. 22 per l’obbiettivo ci sono. Gli infortuni, purtroppo, capitano e non possono essere un alibi.

La speranza è quella che un Orban ci faccia vedere qualcosa di molto bello, che scopriremo un Verona non solo difesa e contropiede, che ci siano delle vittorie per cui gioire più di altre, che non si aspettino solo le partite “alla portata”.  In parole povere, che si riesca a far pace con un gioco del pallone che possa evitare rese senz’armi e favorire un minimo di serenità e di belvedere (è troppo?), oltre al raggiungimento dell’obbiettivo. Nessuno dice che sia facile, ma è ora di provarci, è doveroso provarci.