Di chiarezza c'era bisogno, intorno a questo Verona che si avvicina allo "start" della stagione con tante domande aperte su chi (e quando) va e su quel che manca. E chiarezza, dunque, ha fatto Gabriele Cioffi, dopo l'amichevole con la Cremonese, prova generale in vista del via.
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La chiarezza di Cioffi
Quindi, ecco il conto delle parole pronunciate dall'allenatore gialloblù: "Le aspettative di partenza sono state cambiate in corsa, lo dico con serenità, perché sono partiti giocatori che non era in programma che partissero".
Evidentemente, un certo difetto di comunicazione tra tecnico e dirigenza ci deve essere stato, se è vero com'è vero che (è sempre Cioffi a commentare) "una qualità che è insostituibile che è quella di Caprari. Di giocatori come lui forse ce n'è uno in Italia e un paio in Inghilterra, Francia e in Germania. Non sono certo contento che sia andato via, è stato un fulmine a ciel sereno".
Non serve rimarcare, una volta di più, quanto la dichiarazione di "incedibilità" al riguardo di Caprari, pronunciata da Francesco Marroccu nel corso della sua presentazione da ds dell'Hellas abbia un peso specifico nelle valutazioni. Lo stesso Marroccu ha fatto ammenda, ma è ovvio che il problema sia rimasto, viste le considerazioni di Cioffi (e per fortuna che Darko Lazovic non è salito su quell'aereo per Marsiglia...).
Ancora, ritorna il concetto della chiarezza. Nelle scelte, nelle idee, nei programmi. Che il Verona sia votato a lottare è parte della storia del club, non si fa peccato a dirlo. Anzi, è pure un motivo d'orgoglio per chi segue la squadra: "Tifi Hellas? Devi soffrire", si diceva un tempo, e pure adesso.
Sarà così, una volta di più, in questa stagione, dopo il più bel triennio del Verona (lo dicono il cuore e i numeri) dalle stagioni mitiche di Osvaldo Bagnoli, dello scudetto e delle campagne d'Europa. E le ragioni di Cioffi sono, a maggior ragione, in quanto da lui stesso affermato: "Credo molto nel gruppo, i ragazzi lavorano sodo e ciò mi fa essere fiducioso. Tutto perfetto non può essere. In questo momento è più facile distruggere che costruire, perché a costruire si fa fatica, in campo e nelle relazioni.Ora bisogna essere uniti tra società, giocatori e pubblico. Mancano 3 o 4 giocatori, che arriveranno".
Chiarezza, già.
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