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Troppi infortuni, è tempo di rinforzi: il Verona si affaccia sul mercato

Foto Hellas Verona - Febbraio 2020

D'Amico al lavoro, obbiettivo colmare le lacune causate dai continui stop dei calciatori

Andrea Spiazzi

Ci siamo, l'oracolo è stato sciolto in diretta sulla pay-tv che il calcio comanda e comunica.

Tony D'Amico ha chiaramente fatto intendere che il Verona andrà sul mercato per rinforzare la rosa. E non era per nulla scontato, volendo in realtà il club di Setti, fino a poco fa, puntare al non cedere alcuno e a recuperare gli indisponibili. Ma sanato uno se ne rompono due, dunque serve intervenire con una certa urgenza.

La rosa in verità è stata in estate ben costruita (ad eccezione della "sòla" Benassi arrivato con un polpaccio malmesso e poi mai guarito) ma la serie incredibile di guai muscolari, dovuti alla preparazione iniziale deficitaria di molti e al tipo di lavoro a ritmi ultra-intensi di Juric, l'ha però resa fragile. Le fasce muscolari sono diventate di cristallo e la coperta è sempre corta.

Troppe e ripetute le assenze, spesso dell'ultim'ora, per dare quindi garanzie all'allenatore di avere gli uomini necessari alla bisogna ogni domenica.

Così l'Hellas si affaccia sul mercato, dopo qualche timido tentativo verso obbiettivi fuori portata che altri club più ricchi si sono portati a casa.

Indiziato numero uno per i rinforzi è il centrocampo. Veloso, Vieira e Tameze non sono certo scartini, Ilic cresce anche se ha bisogno di tempo, ma visto l'andazzo di cui sopra un mediano, possibilmente dai piedi educati, è necessario.

Stesso discorso per l'attacco. Kalinic e Favilli garantirebbero una buona qualità. Ma il condizionale si può anche togliere, al momento. Non lo fanno in quanto, pure loro, sono reduci da anni di traversie e appena forzano rischiano l'intoppo, che costa caro.

Che oltre al centrocampo si vada a pescare anche qualcuno in avanti, l'importante è che arrivi gente sana, con fame, di qualità e... a "basso" costo. Altra impresa, con questi criteri, per D'Amico all'orizzonte, dunque. Con l'obbiettivo di accontentare uno Juric che dopo aver sbottato più volte ha capito che il troppo può stroppiare. Ma va accontentato almeno un po', sennò "esci di testa".

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