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Orgoglio e mentalità vincente, così si può risalire

Dopo Spezia il Verona prova per l’ennesima volta a diventare grande

Andrea Spiazzi

Da Padova a La Spezia qualcosa è cambiato. Squadra inspiegabilmente assente all’Euganeo, squadra protagonista al Picco. Il faticoso inizio di 2019 del Verona ha dato ieri la prima vera scintilla che ha riacceso il fuoco della speranza ravvivato col finale dello scorso anno. Le distanze dalle prime si sono allungate, tutto è più difficile ma, forse, nella testa dei ragazzi dell’Hellas qualcosa è scattato. La squadra, condannata a vincere come fosse una normalità, ha dato in Liguria la dimostrazione di orgoglio che ci voleva, e nella quale nessuno credeva più, già immaginandosi in panchina lo strepitante Cosmi o il glaciale e implacabile Zeman. Invece abbiamo assistito all’abbraccio collettivo a Fabio Grosso. Dopo Padova, il Verona ha gettato la vittoria già in tasca col Cosenza e ha saputo reagire allo svantaggio in tre occasioni: a Carpi e col Crotone (due 1-1) e ieri a La Spezia, dove la rimonta è stata completa. Questo è indice della paura con cui i gialloblù entrano in campo e che subentra nei momenti topici, ma anche del carattere che esiste e viene fuori. Troppo a sprazzi, fino ad ora, per essere tra le prime in classifica, però c’è. Una nuova mentalità, più spietata e all’altezza delle ambizioni, è possibile e va definitivamente applicata. Dopo Spezia serve una gara ancora migliore con la Salernitana. Si può fare.

 

 

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